Autore: Redazione Channelcity
L’Hybrid Working è vivo più che mai. A tre anni dalla conquista della ribalta, si potrebbe dire per cause di forza maggiore, il lavoro indipendente dal luogo è una realtà consolidata. Può essere, allora, il momento di riunirsi intorno a un tavolo per capire su quali direttrici strategiche e tecnologiche si sta andando secondo vendor, distributori e partner di canale.
La tavola rotonda organizzata da G11 Media nell’ambito del Mese del Canale ha visto come protagonisti Gianpaolo Sticotti, Sales Director Southern Europe, Middle East e Africa di Awingu/Parallels, Michele Dalmazzoni, Director Collaboration South EMEA, France and Israel di Cisco e Matteo Brusco, Distribution Sales Manager Italy & Spain/Portugal di N-Able in rappresentanza dei vendor. Terenzio Preda, Direttore Commerciale Ready Informatica si è fatto portavoce della visione di mercato di un distributore, mentre Antonio Garau, Culture, Development and Communication Manager di Abstract, Romeo Scaccabarozzi, Founder e Ceo di Axiante e Stefano Biffi, fondatore di Hk Style hanno esposto la loro visione in qualità di partner di canale.
L’impressione generale è che per le aziende clienti l’hybrid working sia ancora un argomento caldo da affrontare con una rinnovata maturità, forte dell’esperienza degli anni passati. La rivoluzione è definitiva, e richiede un approccio strategico con un ampio impatto su cultura e processi, tecnologie adeguate e un’attenzione particolare alla sicurezza. Oggi, a distanza di tre anni, i progetti sviluppati in emergenza devono essere rivisti e aggiustati e, inoltre, si osserva un coinvolgimento crescente di competenze diverse, perché hybrid working non è solo tecnologia.
In apertura di confronto, Gianpaolo Sticotti di Awingu/Parallels ricorda che il brand che rappresenta è della partita da tempi non sospetti. “Siamo presenti sul mercato dal 2011 con Awingu, a cui abbiamo affiancato Parallels RAS. Awingu, in particolare, si distingue per essere una soluzione clientless, portandosi dietro una freschezza di tipo architetturale quasi unica. Si tratta di una virtual appliance da installare on-premise o in cloud, che fa da aggregatore di istanze, le incapsula in maniera sicura e le porta a destinazione. Una piattaforma che in tempi di pandemia andava in produzione in un paio d’ore”. Parallels RAS, l’altra offerta del gruppo Alludo, ha più analogie con il prodotto Citrix, ma con forti elementi differenzianti. “Gestisce VDI e strutture di backend – prosegue Sticotti - e permette di realizzare template (di configurazione) verticali, per esempio per le workstation grafiche. Con il vantaggio di essere più snella rispetto a tecnologie simili, e soprattutto è totalmente gestibile da un’unica console”.Gianpaolo Sticotti, Sales Director Southern Europe, Middle East e Africa di Awingu/Parallels.
Alla voce del manager di Awingu/Parallels si aggiunge quella di Michele Dalmazzoni di Cisco, altra azienda che ha iniziato a ragionare sul tema diversi anni fa: “Il cambiamento indotto dalla pandemia è profondissimo: è la prima volta che si separa il tempo, il luogo e l’azione del lavoro, una volta indissolubili. L’hybrid working ha un impatto sugli spazi: mescola dimensione fisica e digitale”. Per Cisco, la sfida è di organizzare e digitalizzare lo spazio fisico in modo che l’esperienza sia la stessa indipendente dal luogo, e che chi è in remoto non risulti svantaggiato rispetto a chi effettivamente è presente in ufficio. “Questa sfida – prosegue il manager - pone una serie di evoluzioni molto interessanti per i partner, allargando il range d’azione alla progettazione e design degli edifici che non sono più solo di competenza degli architetti. Probabilmente siamo ancora in una fase in cui la trasformazione dell’ufficio è ancora affrontata con i mezzi già utilizzati con successo durante la pandemia”.Michele Dalmazzoni, Director Collaboration South EMEA, France and Israel di Cisco.
Lato partner la visione è concorde: in un progetto di hybrid working maturo sono diversi gli aspetti da considerare, e non riguardano solo la pura offerta tecnologica. “Il tema normativo è fondamentale per capire quali sono le modalità del lavoro ibrido/agile – sottolinea Antonio Garau di Abstract -. Poi c’è l’aspetto legato all’operatività dell’azienda. Oggi si chiede di “vivere” l’azienda assicurando il giusto spazio alle esigenze di smart working e cercando una mediazione ideale per favorire il team building. L’hybrid working resta comunque un’opportunità grandissima per creare nuove forme di collaborazione ed è fondamentale chiedersi se un modello che impatti su cultura e organizzazione debba essere unico o si debbano targhetizzare le risorse interne in base a ruolo, abitudini ed esigenze”.Antonio Garau, Culture, Development and Communication Manager di Abstract.
“In verità non abbiamo ancora idea di come si trasformerà questa nuova modalità di lavoro che chiamiamo hybrid working – afferma Romeo Scaccabarozzi di Axiante -. Il potenziale è enorme, basti pensare a come è cambiato il recruitment dei giovani, non più limitato a chi vive in prossimità dell’ufficio, ma è concentrato al talento, ovunque abbia la propria abitazione. Anche se hybrid può voler dire isolamento: i giovani appena inseriti non possono contare sull’affiancamento (fisico) di un mentor”. Scaccabarozzi riflette anche sul nuovo significato di ufficio: “per un Business Innovator Integrator come lo siamo noi, l’ufficio deve diventare il luogo in cui dare forma alla cultura aziendale, in cui la creatività si sviluppa e si concretizza, per cui è necessario ripensare totalmente l’interazione tra le risorse umane. I manager devono identificare nuove modalità di misurazione delle prestazioni, perché la performance evaluation delle risorse in remote working è penalizzata dalla distanza. È necessario dare il peso giusto alle valutazioni evitando di essere influenzati dal contatto diretto”.Romeo Scaccabarozzi, Founder e Ceo di Axiante.
Insomma, dopo i progettisti, le altre competenze invitate al banchetto dell’hybrid working sono quelle dei consulenti specializzati in gestione delle risorse umane e dei flussi operativi. “Oggi la grande opportunità è per le Risorse Umane – prosegue il manager di Axiante -, e in ambito consulenza e organizzazione”.
“Stiamo riducendo gli spazi degli uffici in tutto il mondo – conferma Dalmazzoni di Cisco -, e li stiamo riprogettando in modo da renderli fortemente attrattivi, magnetici e con il meglio della tecnologia a disposizione. Ma gli stessi spazi devono garantire anche il meglio della qualità ambientale. E in tutti gli aspetti la tecnologia rimane comunque protagonista. Cisco partecipa alla rivoluzione dell’hybrid working con device IoT e software basati su algoritmi di intelligenza artificiale con hanno l’obiettivo di integrare il mondo fisico con la sua estensione digitale. È una trasformazione profonda ancora agli inizi e i clienti se ne stanno rendendo conto”.
Matteo Brusco di N-able è la voce di un vendor che fornisce tecnologia e infrastrutture ai partner di canale che sviluppano i progetti IT per aziende medie e piccole. “La pandemia ha decretato la fine del perimetro aziendale – afferma il manager -. La quarta dimensione, secondo me, non è il fattore digitale ma il fattore temporale, perché gli spazi non devono essere più progettati in funzione del numero di dipendenti, ma di quanti saranno in ufficio in un certo momento. In quel momento è fondamentale garantire la massima protezione a dipendenti e device”.
L’hybrid working, sottolinea Brusco, porta in dote nuove criticità in termini di sicurezza: “oggi non c’è nessuna azienda che non abbia subito direttamente o indirettamente un ransomware o un data breach – prosegue Brusco e la fine del perimetro aziendale ha certamente contribuito all’incremento degli attacchi. Siamo passati da un concetto di ufficio/rete aziendale con regole precise a uno scenario nuovo, le minacce sono aumentate in maniera esponenziale per tipo e sofisticatezza e la sicurezza finalmente è cresciuta di attenzione”.Matteo Brusco, Distribution Sales Manager Italy & Spain/Portugal di N-Able.
“I problemi che incontriamo sono esattamente quelli evidenziati da N-Able – afferma Stefano Biffi, fondatore di HK Style -. Le PMI mostrano una serie di problematiche che non facilitano lo sviluppo dell’hybrid working. Se la grande azienda può essere già attrezzata, le PMI no. Penso all’hardware e alla sua gestione – oggi sempre più in modalità DaaS (Device as-a-Service) – anche se un partner piccolo deve fare attenzione alle modalità di erogazione dei servizi che a volte richiedono una disponibilità finanziaria fuori dalla sua portata. Insomma, spesso avere a che fare con una PMI può essere più complicato, perché hanno ambizioni da grande azienda ma non sono attrezzate per esserlo. Parlando di hybrid working, il range di temi e criticità da superare è decisamente vasto e variegato”. Anche se la grande azienda ha dinamiche molto più lente e ingessate, confermano in coro Garau e Scaccabarozzi.Stefano Biffi, fondatore di Hk Style.
L’hybrid working è un aspetto intrinseco di un progetto di trasformazione digitale, da affrontare con la giusta competenza e, magari, lavorando insieme a partner non tradizionalmente tecnologici (progettisti di interni, installatori, boutique di consulenza, specialisti in human resources e in sostenibilità). Il partner IT deve rendersi consapevole del nuovo scenario e adeguarsi di conseguenza. Ma cosa significa adeguarsi per un partner e a chi può chiedere aiuto per dimostrarsi pronto? Qui entra in gioco il supporto, storico ma comunque determinante, di un distributore specializzato in servizi come Ready Informatica.
“Ready Informatica offre da tempo un’offerta adeguata al proprio canale – ricorda Terenzio Preda -. In questo momento stiamo selezionando tecnologie aggiuntive che, grazie alla pandemia, hanno evidenziato altre problematiche come la sicurezza in un ambiente di lavoro distribuito. Inoltre, oggi i nostri partner si trovano a gestire progetti sviluppati in emergenza e che, per questo, iniziano a presentare qualche problematica. Dal punto di vista infrastrutturale, stiamo rilevando un incremento di interesse proprio su soluzioni come Parallels RAS. Per quanto riguarda i servizi gestiti, e in particolare sulla sicurezza possiamo contare sulla partnership con N-Able, la cui offerta comprende praticamente tutto quello di cui hanno bisogno i nostri partner”.
Ampliamento dell’offerta, dunque, ma non solo. Cosa fanno vendor e distributori per supportare i partner di canale e, soprattutto, il livello di supporto è in linea con quanto desiderato da Abstract, Axiante e Hk Style?
“Awingu punta su condizioni di ingaggio chiare e trasparenti, su remunerazioni variegate e interessanti, sul supporto marketing e in tutte le fasi della trattativa con il cliente, sempre con il prezioso supporto di Ready Informatica – dichiara Sticotti di Awingu -. Forniamo tanta documentazione in italiano e certifichiamo in ore, grazie alla semplicità dell’offerta tecnologica”.
“È fondamentale fornire formazione in italiano – aggiunge Preda di Ready Informatica -. Ci impegniamo particolarmente per attivare frequentemente corsi e webinar per tutte le nostre soluzioni a portafoglio, in particolare per Awingu e per N-Able. Per noi formazione e supporto tecnico pre e post vendita sia commerciale che marketing sono fondamentali. Per alcuni clienti siamo gli unici a dare valore perché spesso siamo gli unici distributori in Italia, così i partner si interfacciano con noi come se fossimo la filiale italiana del vendor. E questa è una grande responsabilità”.
“L’incremento delle minacce – aggiunge Brusco di N-Able – richiede maggiori competenze. Noi cerchiamo di supportare al meglio il partner in questa crescita ormai necessaria per rimanere competitivi sul mercato. Da febbraio, per esempio, abbiamo elevato il livello di formazione. Insieme a SentinelOne abbiamo esteso ai nostri partner la possibilità di erogare un servizio SOC con risorse disponibili 24x7. In questo modo i partner possono proporre il servizio senza necessariamente essere strutturati e skillati. Al canale cerchiamo di dare strumenti che non avrebbero risorse e tempo per gestirli. Crescere nella proposizione e nelle competenze è fondamentale, l’hybrid working come il cloud sono strade inevitabili, e sarà inevitabile proteggersi”.
Ma il partner deve anche capire i propri limiti, per questo è meglio lavorare sulla specializzazione e affidarsi a partnership consolidate per implementare e gestire al meglio progetti che coinvolgono diverse professionalità. “Dove non arriva il partner – aggiunge Garau di Abstract – c’è l’acquisizione di competenze specifiche dal mercato e l’esternalizzazione, perché spesso la velocità con cui si muove il mercato non ti permette una formazione tempestiva”.
“Ogni azienda deve sapere dov’è più forte e dove ha specificatamente bisogno di aiuto – gli fa eco Scaccabarozzi -. Allearsi vuol dire diventare più competitivi e le alleanze all’interno della catena sono indispensabili. Nella nostra filiera ogni anello deve concentrarsi sul fare molto bene quello che sa fare, ed è questo l’unico modo per vincere sulla concorrenza. Andiamo verso un mondo sempre più complesso, il bello della tecnologia è che ti consente di affrontare sempre problemi diversi, così ti tieni costantemente stimolato a progredire e a cercare competenze nuove”.
“Per Cisco – conclude Dalmazzoni –, il fulcro di tutto è l’innovazione da introdurre in un ufficio in grande trasformazione e abilitare un’automazione operativa, anche solo per il benessere dell’ambiente lavorativo: meno metri quadri, ma più tecnologia al servizio delle persone”.