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VMware, come colmare il gap tra lavoro distribuito, sicurezza e user experience attraverso i partner

In questa fase di trasformazione, i partner giocano due ruoli fondamentali: in primis, quello di esperto tecnico per aiutare a sviluppare le fondamenta per fornire tutte quelle capacità necessarie e indispensabili per sostenere la nuova era del lavoro ibrido. In secondo luogo, un Partner è anche un 'experience expert', un esperto dell’esperienza. Ne parla Roberto Schiavone, Alliance & Channels Director di VMware Italia

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Il divario tra lavoro distribuito, sicurezza e user experience va colmato e i partner possono aiutare a farlo. Su un tema così attuale interviene Roberto Schiavone, Alliance & Channels Director di VMware Italia: "Il nostro modo di lavorare si è evoluto inaspettatamente negli ultimi due anni. Di fronte a un cambiamento così massiccio e dirompente ci siamo alleati per fornire, con estrema velocità, soluzioni in grado di garantire la business continuity e mantenere il settore fiorente. Ora è tempo di cogliere l'opportunità di trasformare quelle soluzioni sviluppate e implementate in fretta in modalità permanenti per la forza lavoro moderna e distribuita".Roberto Schiavone, Alliance & Channels Director di VMware ItaliaLe organizzazioni si trovano di fronte a una grande sfida e hanno più che mai bisogno della competenza e dell'esperienza che i Partner possono garantire per affrontarla con successo.

Di che sfida si tratta? Secondo McKinsey, il 68% delle aziende non ha ancora una visione dettagliata e specifica o un piano in atto per realizzare un futuro del lavoro ibrido. Anche se si è ormai diffusa una consapevolezza a livello strategico che il lavoro ibrido sia il futuro, tradurre tutto questo in azione richiede l'aiuto dei team IT e il supporto e la competenza di Partner fidati.

Non si tratta di una transizione facile. "Gli ultimi due anni si sono trasformati in un corso intensivo su regole e divieti del lavoro ibrido", ha dichiarato Ashley Richardson, Chief Technologist, Digital Workplace di Computacenter. "Per molti clienti, ci sono ancora molte opportunità di cambiamento. Come Partner, il nostro compito è quello di aiutarli a identificare quali sono, definire il modello di lavoro ibrido che desiderano realizzare e creare una roadmap per arrivarci".

"È necessario gestire ambiti come la sicurezza, per portarla in linea con i requisiti aziendali, nazionali e internazionali. Per realizzare un ambiente di lavoro ibrido di successo è necessario essere in grado di fornire un'esperienza sicura, senza attrito, produttiva e guidata dall'utente, piuttosto che seguire modalità di difesa tradizionale o perseguire modelli basati sulla sicurezza del perimetro. Si tratta di un nuovo equilibrio della modalità di lavoro, dove i Partner possono fornire valore", sottolinea Schiavone.

Per colmare il divario tra il lavoro distribuito, la sicurezza e l'esperienza utente, le aziende sono sempre più alla ricerca di Partner qualificati che le supportino e che mettano a fattor comune tutte queste componenti senza compromessi.

Come? "Cominciamo dalla sicurezza, perché è proprio qui che risiede la barriera più grande", dice Schiavone.

Dalla sicurezza alla user experience

E prosegue: "Quando si dialoga con i buyer IT, partire dalla centralità delle risorse umane e dall'esperienza user-first non funziona più. Semplicemente, si tratta di cose che non sono fra le priorità dei team IT. Anche se potrebbe sembrare contraddittorio, a mio avviso i Partner devono incentrare la conversazione proprio sulla sicurezza, se vogliono aiutare i clienti a migliorare l'esperienza utente".

Questa forte attenzione alla sicurezza è il risultato, in parte, del primo periodo di pandemia, quando le policy di security sono state allentate per consentire ai dipendenti di lavorare da casa: "Oggi i Partner si trovano nella posizione migliore per aiutare i clienti a non seguire più un approccio basato sul perimetro, ma mettano invece in atto il più moderno modello Zero-Trust.L'adozione di una struttura Zero-Trust aiuterà anche i team IT a migliorare l'esperienza dell'utente. In che modo? Si parte innanzitutto dalla comprensione che il digital workspace di oggi non ha più perimetri. Piuttosto che adottare l'approccio tradizionale di una fiducia implicita di tutto ciò che risiede all'interno della rete, un modello Zero-Trust parte dall’assunto di non fidarsi mai di nulla all'interno o all'esterno dell'ecosistema aziendale, e richiede sempre una verifica prima di consentire l'accesso alle applicazioni. Questo continuo controllo della conformità degli endpoint e l'accesso condizionato alle applicazioni riduce la superficie di attacco, e lo fa in modo che i dipendenti siano in grado di utilizzare le applicazioni e i dispositivi di cui hanno bisogno per fare il loro lavoro, senza mettere in atto barriere costanti che inevitabilmente cercheranno di aggirare", spiega Schiavone.

Aiutando i clienti a modernizzare il proprio approccio alla sicurezza, i Partner possono quindi guidare le aziende in modo tale che esercitino un migliore controllo, offrendo al contempo l'esperienza utente che i dipendenti si aspettano, preparandoli al cambiamento di oggi, e del futuro.

Pensare a lungo termine

Parlando del futuro, la capacità dei Partner di guardare a un'azienda nel suo complesso e fornire le competenze che le aziende potrebbero non avere al loro interno consentirà loro di aiutare i clienti ad adottare soluzioni a lungo termine per sostituire quelle implementate in urgenza a inizio pandemia: "I dipendenti stanno iniziando a essere più esigenti riguardo alla qualità della user experience, e si aspettano che i datori di lavoro rispondano in maniera efficace", sostiene Schiavone. Questa scarsa qualità dell’esperienza utente è spesso causata da problemi come il VDI non fornito correttamente e una massiccia dipendenza dalle VPN ancora largamente diffusa. Perdendo di vista i propri dipendenti, molti datori di lavoro hanno cercato delle modalità per monitorare il loro lavoro, con il 70% delle aziende che ha implementato sistemi di sorveglianza per monitorare il personale. Tuttavia, in Italia, il 36% delle aziende che hanno già implementato il monitoraggio dei dispositivi, e il 45% delle aziende che sono attualmente in procinto di farlo, stanno vedendo "drasticamente aumentato" o "aumentato" il turnover dei dipendenti[1]. Piuttosto che percorrere questa strada, le aziende dovrebbero invece lavorare con i Partner e con i propri dipendenti per capire dove il monitoraggio può essere utile, dove invece rischia di superare un certo limite e, soprattutto, come può supportare una migliore produttività e performance".

Secondo Gianpiero Porchia, BU Manager, On Premise IT di Filippetti, è qui che i Partner possono fornire un valore reale, "aiutando a guidare non solo un cambiamento tecnologico, ma anche organizzativo e culturale, per concentrarsi sulla misurazione delle prestazioni piuttosto che sul controllo dei dipendenti".

Se si volge lo sguardo a più lungo termine, il ruolo dei Partner è anche quello di aiutare i clienti a comprendere meglio il loro attuale patrimonio IT e il tipo di esperienze che l'azienda offre ai dipendenti allo scopo di trattenere i migliori talenti. Computacenter è uno di questi esempi. "Attraverso l'analisi dello stile di lavoro, valutiamo dove i dipendenti lavorano, come lavorano e quali app usano, e poi aiutiamo i nostri clienti a realizzare e offrire quell'esperienza utente attraverso un uso innovativo della tecnologia", spiega Richardson. "Per esempio, riducendo le barriere al lavoro attraverso il self-provisioning, posizionando la sicurezza come un abilitatore e automatizzando per ridurre il costo dei servizi".

I dipendenti esigono risposte dall'IT rispetto a domande che prima non avevano mai posto. Ad esempio: state usando la VPN? Avete applicazioni SaaS? Consentite il BYOD? Siete trasparenti nel modo in cui monitorate lo staff? A loro volta, i team IT si rivolgono ai dipendenti chiedendo: siete in grado di accedere alle applicazioni di cui avete bisogno per fare il vostro lavoro? Vi siete mai trovati a bypassare i protocolli di sicurezza per risparmiare tempo? Siete in grado di collaborare facilmente con gli altri membri del team?

"Essere parte di queste conversazioni non solo darà ai Partner un'idea delle sfide da risolvere, ma incoraggerà anche i clienti a considerare tutti quei problemi che non avrebbero potuto vedere o, peggio, avrebbero messo in fondo alle liste di priorità", dice Schiavone.

Mescolare le metriche

Prosegue Schiavone: "I clienti chiedono a gran voce l’attenzione verso le metriche di misurazione, e lo vediamo riflesso nella crescente inclusione degli Experience Level Agreements (XLA) nelle RFI per i partner. Gli SLA tradizionali assicurano che solo una delle tante caselle richieste venga spuntata, ma questo non è più sufficiente. Un'applicazione potrebbe anche funzionare, ma gli utenti potrebbero continuare a lamentarsi di una scarsa user experience. Includere gli XLA fa in modo che i clienti si assicurino che la qualità dell’esperienza utente abbia la stessa importanza del back-end tecnico. È nell'interesse dei Partner, quindi, aiutare i clienti a misurare efficacemente l'esperienza oltre alle prestazioni tecniche".

Una modalità per farlo potrebbero essere brevi sondaggi mirati per valutare l’esperienza IT, con domande dedicate al monitoraggio per migliorare le esperienze, ad esempio. Se intraprese regolarmente, queste azioni aiuteranno a realizzare una maggiore trasparenza e offriranno una visione aziendale più dettagliata, indentificando quasi in tempo reale eventuali problemi. Potrebbe emergere, ad esempio, che quasi un quarto dei dipendenti (23%) non è al corrente del fatto che l’organizzazione abbia implementato o meno sistemi di monitoraggio di produttività sui loro dispositivi. Avere a disposizione questi insights incoraggia i team IT a raccogliere più informazioni su come il monitoraggio viene condotto, e a garantire ai dipendenti la possibilità di opt out.

Guidare una cultura basata sull'esperienza

Conclude Schiavone: "In questa fase di ulteriore trasformazione, i Partner giocano due ruoli fondamentali: in primis, quello di esperto tecnico per aiutare a sviluppare le fondamenta per fornire tutte quelle capacità necessarie e indispensabili per sostenere la nuova era del lavoro ibrido. Ci riferiamo ad esempio a una base di sicurezza Zero-Trust, che aiuta a risolvere il puzzle del complesso scenario di cybersicurezza di oggi e a realizzare quei tipi di esperienze che i dipendenti ora si aspettano. In secondo luogo, un Partner è anche un “experience expert”, un esperto dell’esperienza. I dipendenti chiedono un cambiamento, e i clienti hanno bisogno di Partner che siano i loro occhi, orecchie e mani per aiutarli a comprendere e governare tutto ciò abilita i dipendenti a lavorare ovunque siano, in qualsiasi modo funzioni meglio per loro".

Questi due ruoli, strettamente legati, aiuteranno i clienti a creare piani strutturati, chiari, e soprattutto a realizzare il migliore futuro del lavoro ibrido.

[1] The Virtual Floorplan: New Rules for a New Era of Work, ricerca condotta da Vanson Bourne commissionata da VMware, 2021

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