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Cybersecurity 2024: come scegliere il vendor giusto

L’offerta è (troppo) ampia ma la domanda è costante: come individuare il perfetto fornitore di cybersecurity

Autore: Redazione ChannelCity

Marzo, tempo di Rapporto Clusit. In occasione del Security Summit sono stati presentati i dati dell’edizione 2024 relativi allo stato della cybersecurity in Italia ovviamente riferito al 2023. Più 65% è l’incremento degli attacchi cyber gravi rispetto al 2022 contro il +12% a livello mondiale è un dato decisamente preoccupante. Circa 300 attacchi sferrati a livello globale sono andati a segno nel nostro Paese. Complessivamente, il Clusit ha registrato 2779 episodi con un picco di 270 ad aprile 2022, il valore più elevato registrato da quando esistono le rilevazioni, e in otto casi su dieci la gravità degli attacchi è stata “elevata” o “critica”.

Gabriele Faggioli, presidente di Clusit, commenta così il rapporto: “Per poter rallentare il trend, cercare di stabilizzarlo, e possibilmente ridurlo, devono essere concepite e adottate strategie nuove che si fondino sul knowledge sharing e sulla messa a fattor comune degli investimenti”, aggiungendo: “La frammentazione di infrastrutture e servizi che caratterizza la cybersecurity nel nostro Paese rischia di produrre una moltiplicazione di sforzi, ciascuno in sé poco efficace”. Da queste dichiarazioni si evince cosa manca al nostro Paese e in che direzione si dovrebbe orientare una strategia di Canale efficace. L’attenzione da parte delle aziende clienti cresce, è indubbio, così come gli investimenti, soprattutto perché è la compliance a livello europeo che lo chiede, si veda per esempio l’adeguamento obbligatorio alla Direttiva NIS2 di cui parliamo nelle prossime pagine.

D’altra parte, si percepisce che probabilmente i soldi non siano spesi nel modo migliore, che l’offerta sia troppo frammentata e articolata, che manchi la formazione a tutti i livelli aziendali, e, infine, che i responsabili d’acquisto delle aziende e i Ciso, quando esistono, non abbiano ancora compreso il business model dell’offerta di cybersecurity.

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Marzo, tempo di Rapporto Clusit. In occasione del Security Summit sono stati presentati i dati dell’edizione 2024 relativi allo stato della cybersecurity in Italia ovviamente riferito al 2023. Più 65% è l’incremento degli attacchi cyber gravi rispetto al 2022 contro il +12% a livello mondiale è un dato decisamente preoccupante. Circa 300 attacchi sferrati a livello globale sono andati a segno nel nostro Paese. Complessivamente, il Clusit ha registrato 2779 episodi con un picco di 270 ad aprile 2022, il valore più elevato registrato da quando esistono le rilevazioni, e in otto casi su dieci la gravità degli attacchi è stata “elevata” o “critica”. Gabriele Faggioli, presidente di Clusit, commenta così il rapporto: “Per poter rallentare il trend, cercare di stabilizzarlo, e possibilmente ridurlo, devono essere concepite e adottate strategie nuove che si fondino sul knowledge sharing e sulla messa a fattor comune degli investimenti”, aggiungendo: “La frammentazione di infrastrutture e servizi che caratterizza la cybersecurity nel nostro Paese rischia di produrre una moltiplicazione di sforzi, ciascuno in sé poco efficace”. Da queste dichiarazioni si evince cosa manca al nostro Paese e in che direzione si dovrebbe orientare una strategia di Canale efficace. L’attenzione da parte delle aziende clienti cresce, è indubbio, così come gli investimenti, soprattutto perché è la compliance a livello europeo che lo chiede, si veda per esempio l’adeguamento obbligatorio alla Direttiva NIS2 di cui parliamo nelle prossime pagine. D’altra parte, si percepisce che probabilmente i soldi non siano spesi nel modo migliore, che l’offerta sia troppo frammentata e articolata, che manchi la formazione a tutti i livelli aziendali, e, infine, che i responsabili d’acquisto delle aziende e i Ciso, quando esistono, non abbiano ancora compreso il business model dell’offerta di cybersecurity.
Marzo, tempo di Rapporto Clusit. In occasione del Security Summit sono stati presentati i dati dell’edizione 2024 relativi allo stato della cybersecurity in Italia ovviamente riferito al 2023. Più 65% è l’incremento degli attacchi cyber gravi rispetto al 2022 contro il +12% a livello mondiale è un dato decisamente preoccupante. Circa 300 attacchi sferrati a livello globale sono andati a segno nel nostro Paese. Complessivamente, il Clusit ha registrato 2779 episodi con un picco di 270 ad aprile 2022, il valore più elevato registrato da quando esistono le rilevazioni, e in otto casi su dieci la gravità degli attacchi è stata “elevata” o “critica”. Gabriele Faggioli, presidente di Clusit, commenta così il rapporto: “Per poter rallentare il trend, cercare di stabilizzarlo, e possibilmente ridurlo, devono essere concepite e adottate strategie nuove che si fondino sul knowledge sharing e sulla messa a fattor comune degli investimenti”, aggiungendo: “La frammentazione di infrastrutture e servizi che caratterizza la cybersecurity nel nostro Paese rischia di produrre una moltiplicazione di sforzi, ciascuno in sé poco efficace”. Da queste dichiarazioni si evince cosa manca al nostro Paese e in che direzione si dovrebbe orientare una strategia di Canale efficace. L’attenzione da parte delle aziende clienti cresce, è indubbio, così come gli investimenti, soprattutto perché è la compliance a livello europeo che lo chiede, si veda per esempio l’adeguamento obbligatorio alla Direttiva NIS2 di cui parliamo nelle prossime pagine. D’altra parte, si percepisce che probabilmente i soldi non siano spesi nel modo migliore, che l’offerta sia troppo frammentata e articolata, che manchi la formazione a tutti i livelli aziendali, e, infine, che i responsabili d’acquisto delle aziende e i Ciso, quando esistono, non abbiano ancora compreso il business model dell’offerta di cybersecurity.

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