Autore: Claudia Rossi
Nell’ultimo biennio il processo di digitalizzazione delle imprese italiane ha subìto una forte accelerazione, innescando un trend che ancora oggi si mantiene positivo. “Si tratta di una tendenza confermata non solo dal recente Report sulla digitalizzazione promosso dalla Banca Europea, ma anche da alcune ricerche condotte dall’ISTAT. In questo scenario va, però, ricordato che l’economia produttiva italiana è costituita soprattutto da piccole e medie imprese, ossia da realtà imprenditoriali che ancora oggi hanno un tasso di digitalizzazione inferiore alla media europea. Queste imprese guardano con timore alla Trasformazione Digitale, che sta comunque prendendo piede in tutti i settori” afferma Thomas Giudici, MED Regional Ecosystem Leader di Red Hat, evidenziando come in Italia permanga una carenza di infrastrutture, che affligge soprattutto alcune aree del Paese.
Per le aziende, va poi considerato, che il percorso di Trasformazione Digitale non è semplice da intraprendere: occorre saper valutare attentamente le iniziative It, definire con chiarezza gli obiettivi, calcolare l’impatto di business e disporre delle giuste competenze di management. “I progetti di successo dimostrano che le iniziative ben pianificate e mirate su specifici obiettivi hanno ricadute positive anche più ampie del previsto” osserva Giudici, sottolineando le tre componenti fondamentali della Trasformazione Digitale: persone, aziende e tecnologia. Le aziende che hanno successo nella digitalizzazione sono, infatti, quelle che si sono dimostrate capaci di cambiare mentalità, strategie e cultura per stare al passo con il mutare delle esigenze. Un’impresa è, dunque, ‘digitale’ non solo se usa le tecnologie, ma se pensa con la mentalità del mondo digitale: un mondo in cui sono diversi sia il modo di realizzare e proporre prodotti e servizi, sia il modo di lavorare e collaborare.
In questo scenario Red Hat colloca al centro della sua strategia tutta quella parte di portfolio mirata a far cogliere ai clienti le opportunità dell'edge computing e dei servizi cloud. “Crediamo fermamente che il modello Open Hybrid Multi-Cloud sia quello vincente, dal momento che è l’unico in grado di offrire una base solida per ambienti bare metal, virtuali, cloud privati e pubblici fino all’edge e che consente di sfruttare al meglio funzionalità oggi imprescindibili come velocità, agilità, portabilità e salvaguardia degli investimenti. Le nostre soluzioni open source poggiano su tre pilastri: hybrid cloud infrastructure, sviluppo cloud native e automazione. I clienti possono, quindi, disporre di tutta la tecnologia necessaria per affrontare le sfide offerte dalla digitalizzazione, contribuendo in maniera decisiva ad accelerare la crescita del business” chiarisce il MED Regional Ecosystem Leader.Thomas Giudici, MED Regional Ecosystem Leader di Red Hat
“La nostra visione di evoluzione delle aziende è concretizzata attraverso un ecosistema di partner che non ha eguali sul mercato. È chiaro che lo scenario sta mutando completamente e i rivenditori tradizionali stanno ormai lasciando il posto a partner con un’attitudine ‘consulenziale’, in grado di erogare servizi a valore aggiunto attraverso piattaforme cloud” spiega Giudici, precisando come il modello go to market di Red Hat non solo metta il canale al centro, ma spinga sempre di più verso l’utilizzo delle soluzioni in modalità managed service. In questo scenario un ruolo importante lo hanno e lo avranno sempre di più i Cloud Service Provider, sia internazionali sia locali. “Per essere ancora più vicini alle esigenze dei clienti stiamo anche investendo nella formazione di partner specializzati in diverse aree geografiche e per mercati verticali. Per noi il tema della formazione è fondamentale e ai nostri partner consigliamo di investire in questa direzione, imparando a parlare ai clienti di soluzioni e non di prodotti” prosegue Giudici, entrando nel dettaglio dell’ecosistema di canale Red Hat, segmentato in Certified Cloud Service Provider (CCSP), Global System Integrator (GSI) e Solution Provider (SP). Tutti i partner più rappresentativi sono affiancati da Partner Account Manager (PAM) dedicati con competenze verticali in base alla tipologia. “Questo approccio si riflette ovviamente anche sulla distribuzione, che rimane più focalizzata sui partner non seguiti direttamente dai PAM. Ciò permette ai nostri tre VAD di garantire un supporto in base alle specificità di ogni operatore, che non viene affiancato solo in fase di onboarding, ma anche di crescita e sviluppo del mercato” specifica Giudici, che precisa la disponibilità di programmi ad hoc per le varie tipologie di partner con l’obiettivo di affiancarli sempre meglio. A partire da aprile scorso Red Hat ha reso, inoltre, disponibile più del 50% dei training in maniera gratuita per il suo canale. “Crediamo che la condivisione debba essere alla base non solo del nostro modello di business, ma anche del trasferimento delle competenze” conclude Giudici, convinto che questo permetterà all’ecosistema di crescere in termini di conoscenza su soluzioni importanti per il mercato, rendendo i partner Red Hat ancora più strategici per i clienti.
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