Un ulteriore 11% lo chiederà entro fine 2015. Ma ben l'83% lo lascerà in azienda: pesano incertezza ed eccesso di fisco. Pmi disponibili ma in difficoltà: il 79% ha avuto problemi ad ottenere liquidità necessaria dalle banche.
A partire da oggi, 2 marzo, sarà possibile avere
il TFR in busta paga, ma l’adesione è ancora scarsa: ad oggi ne hanno fatto richiesta appena 6 dipendenti su 100, e solo un altro 11% vorrebbe farlo entro la fine del 2015. La stragrande maggioranza dei dipendenti (l’83%) lascerà invece accumulare il trattamento di fine rapporto nell’impresa in cui lavora, come avvenuto finora oggi.
E’ quanto emerge da un sondaggio sul TFR condotto sui dipendenti privati e sugli imprenditori da Confesercenti in collaborazione con SWG. Le imprese confermano le risposte dei dipendenti: l’82% non ha ricevuto o pensa di non ricevere richieste di TFR in busta paga da parte dei propri dipendenti.
I lavoratori che hanno scelto di avere il TFR su base mensile, utilizzeranno la liquidità aggiuntivasoprattutto per saldare debiti pregressi, destinazione indicata dal 24% del campione. Il 20% lo destinerà alla previdenza integrativa, mentre solo il 19% lo impiegherà per acquisti di vario genere. Il 35%, invece, non ha ancora un programma.
Tra le ragioni alla base della mancata adesione, invece, c’è soprattutto la volontà di
non erodere la liquidazione da riscuotere a fine rapporto di lavoro, opzione indicata dal 58% di chi lascerà accumulare il TFR in azienda. Una percentuale significativa, che dimostra come il TFR venga percepito ancora da gran parte degli italiani come una forma di risparmio e di tutela per il futuro. Ma c’è anche un rilevante 30% che dichiara di non avere approfittato dell’opzione per via dell’
eccesso di fisco: il TFR, se percepito in busta paga, viene infatti tassato con aliquota ordinaria, e non ridotta come quando viene preso alla fine del rapporto di lavoro.
Infine, c’è un 10% che dichiara di non aver richiesto il TFR in busta paga per non creare difficoltà all’azienda: un chiaro segnale del rapporto di fiducia tra le imprese – in particolare le PMI – ed i dipendenti, soprattutto in un periodo di crisi così dura. Ma è anche una preoccupazione che nasce da difficoltà reali: il 58% delle imprese che dovranno erogare il TFR in busta paga ritiene che si creeranno problemi di liquidità. Ed il sistema del credito non aiuta: il 79% delle imprese segnala di avere avuto difficoltà ad ottenere i finanziamenti necessari dalle banche. Nonostante questo, però, solo il 2% dei dipendenti segnala che sul luogo di lavoro è stato sconsigliato di fare richiesta, indice della disponibilità delle imprese a concorrere alla buona riuscita del provvedimento.
“Dalla nostra indagine – spiega
Mauro Bussoni, segretario generale
Confesercenti – emerge chiaramente come gli italiani continuino a valutare positivamente l’istituto TFR, e ritengono che sia più utile mantenere intatta la liquidazione piuttosto che usufruire di poca liquidità in più ogni mese. Non a caso secondo il sondaggio il 67% dei dipendenti pensa che sia un intervento poco significativo, che non otterrà i risultati sperati. Sarebbe potuto essere più efficace se si fosse applicata anche sul TFR su base mensile la tassazione ad aliquota ridotta. Ma anche un’erogazione in un’unica soluzione, come se fosse una mensilità in più durante l’anno, avrebbe potuto aumentare il tasso di adesione”.
“Dal punto di vista delle PMI –
continua Bussoni – desta invece grave preoccupazione la difficoltà che si incontra a reperire finanziamenti dal sistema bancario. Erano difficoltà note: non a caso il Governo aveva previsto dei meccanismi per sbloccare il credito necessario. Il decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri con le modalità attuative del provvedimento, però, non è ancora stato approvato, e lo stesso è accaduto per l’accordo quadro tra Abi, Mef e Ministero del Lavoro che avrebbe dovuto rendere più facile, per le piccole e medie imprese, ottenere finanziamenti finalizzati all’erogazione del TFR in busta paga”.
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