In prossimità della nuova tornata elettorale il Consorzio Italia Cloud ha inviato una lettera aperta ai principali partiti politici del Paese, per conoscere quali strategie saranno applicate nell’ambito della transizione digitale e del Cloud come strumento abilitante, con l’obiettivo di mettere in luce il grado di consapevolezza sui rischi associati alla perdita di sovranità sui nostri dati, e la capacità che avrà il prossimo Governo si saper prendere le migliori scelte in tema di innovazione.
In prossimità della nuova tornata elettorale il Consorzio Italia Cloud ha inviato una lettera aperta ai principali partiti politici del Paese, per conoscere quali strategie saranno applicate nell’ambito della transizione digitale e del Cloud come strumento abilitante, con l’obiettivo di mettere in luce il grado di consapevolezza sui rischi associati alla perdita di sovranità sui nostri dati, e la capacità che avrà il prossimo Governo si saper prendere le migliori scelte in tema di innovazione e crescita delle imprese italiane impegnate nella fornitura di servizi Cloud in un mercato globale dominato da pochi operatori esteri non europei.
“Siamo sicuri che la strategia sul Cloud e sul digitale in generale sia una delle partite più importanti che affronteremo nei prossimi mesi. Per questo abbiamo deciso di aprire un dialogo con i principali partiti italiani” dichiara Michele Zunino, Presidente del Consorzio italia Cloud. “Attraverso tre quesiti diretti alle principali forze politiche, il Consorzio Italia Cloud chiede di evidenziare temi e soluzioni per far crescere aziende nazionali attive nella fornitura di servizi cloud, a salvaguardia dei dati della PA, delle imprese e dei cittadini italiani”.
Il primo tema di riflessione è come invertire la tendenza alla concentrazione degli asset tecnologici come i data center e dei servizi di Cloud Computing in un mercato attualmente dominato da pochi soggetti globali che rispondono ad un perimetro normativo ed economico extra europeo. Questo meccanismo non ha impatti solo sul mercato interno ma sono ormai chiare le ricadute in termini di indipendenza e governance dei dati. Ma anche l’occupazione e la perdita di competenze specifiche del settore, sono due gravi conseguenze a cui è necessario porre rimedio.
In secondo luogo il Consorzio Italia Cloud chiede quali scelte si vorranno intraprendere per aumentare il valore che ruota intorno ai temi del Cloud e della sicurezza, riportando tutte le esternalità positive generate da quei mercati, in un perimetro giuridico che sia a vantaggio dell’Italia in termini economici, di competenze e di competitività. Infine, la recente crisi energetica pone al centro asset strategici come le telecomunicazioni ma anche i servizi e le infrastrutture di cloud computing: è evidente che all’interno del tessuto industriale e sociale del Paese, anche i fornitori di servizi cloud giocano una parte importante che riteniamo abbia bisogno di maggiori tutele a fronte di razionamenti che potrebbero immediatamente bloccare l’accesso a dati personali e non personali, archiviati sulla nuvola. Si pensi solo alle ricadute di una sospensione di accesso ai dati del sistema sanitario.
Nota: qui sotto potete leggere la "lettera aperta" in tutte le sue parti
Domande sulle Nuvole: cosa pensa la politica del Cloud nazionale?
La governance del sistema Italia che uscirà dalle elezioni del 25 settembre dovrà affrontare numerose e delicate incombenze. Gli effetti geoeconomici della guerra in Ucraina, le imprevedibili evoluzioni della pandemia, gli effetti del cambiamento del clima, rischiano di colpire duramente il sistema Paese e la sua rete imprenditoriale.
Questo tempo ricco di insidie offre però anche opportunità tecnologiche che la politica ha il dovere di cogliere, costruendo percorsi che perseguano la modernizzazione di processo e di prodotto della capacità industriale e dei servizi più avanzati del Paese.
Il nostro Paese ha in sospeso troppe partite sul terreno dell’aggiornamento tecnologico: la digitalizzazione della P.A., la modernizzazione del sistema sanitario, l’accesso uniforme ed efficacie alla banda larga, una capacità generale di adeguare le innovazioni alle necessità più specifiche del territorio.
Ognuno di questi capitoli rimanda alle dotazioni e strutture digitali di cui deve avvalersi il sistema nazionale, ovvero efficienza delle soluzioni, sicurezza e autonomia nella governance, competitività delle catene produttive nazionali, risparmio energetico, trasparenza nella governance degli apparati. Sono obiettivi irrinunciabili. E governare il Paese significa avere la capacità di trasformarli in opportunità per famiglie e imprese.
Uno dei volani più rilevanti del processo di tale modernizzazione è il cloud, ovvero quelle infrastrutture digitali dove convergeranno i dati dei cittadini e delle imprese in modo che la pubblica amministrazione, nazionale e locale, e la ragnatela delle imprese, potranno velocemente documentarsi e dialogare, ottimizzando servizi e tempi operativi. E’ una tappa fondamentale per rendere competitiva l'Italia nel mondo, creare nuovi posti di lavoro, aprire nuove nicchie di mercato e realizzare nuovi filiere produttive. Il cloud non è una semplice infrastruttura, ma un punto cardine di un Paese che vuole digitalizzare, al fine di renderlo virtuoso ed efficiente, le proprie capacità organizzative e decisionali.
Dobbiamo procedere speditamente, quindi, ma preservando la nostra capacità di controllo delle informazioni che saranno depositate nel Cloud, essendo di interesse strategico nazionale.
Le procedure attivate dal governo uscente ci appaiono insufficienti ad assicurare la reale autonomia e sovranità del sistema Italia, sia nelle infrastrutture previste che nella loro gestione che ne conseguirà. In particolare vediamo il rischio che il processo previsto renda meno controllabili i cosiddetti upgrading del sistema, ossia quelle operazioni periodiche di adattamenti e aggiornamenti di cui il cloud necessita.
Tutte queste fasi - installazione, gestione e aggiornamenti - sembrano condizionate dagli interessi dei grandi service provider multinazionali che monopolizzano il mercato globale e che si troverebbero ad essere i reali curatori di queste delicatissime attività.
Il nostro Paese vede crescere filiere di piccole e medie aziende, accreditate a livello internazionale, nella ideazione e realizzazione di soluzioni cloud di grande affidabilità. Proprio il carattere composito e complementare di questo settore permetterebbe al sistema pubblico di disegnare e programmare soluzionialtamente profilabili, su stretta misura per le diverse necessità.
Proprio la rete di aziende italiane di servizi cloud permette, in molti territori, di valorizzare le strategie locali di sviluppo industriale, rendendole coerenti e affini agli obbiettivi del PNRR. Preservare questo patrimonio, incrementandone la funzione nazionalmente è una priorità del futuro digitale del paese.
Il Consorzio Italia Cloud chiede quindi alle forze politiche di condividere una posizione sui seguenti punti:
1) Misure a sostegno dell’industria italiana del cloud
Raramente si è potuto osservare un mercato così concentrato e oligopolista quale nel digitale proprioquello dei servizi Cloud, dominato da tre grandi player americani.
Al prossimo Governo è affidato il compito di risolvere una serie di problemi a cui sinora non si è riusciti a porre rimedio. Alcuni degli obiettivi, evidentemente, non erano facili da raggiungere viste le numerose scadenze del piano di ripresa e resilienza. Fondamentale in questa prospettiva è la gestione strategica della commessa pubblica, valorizzando e promuovendo lo sviluppo di competenze locali. Paradossalmente questa domanda pubblica al momento sembra favorire essenzialmente tecnologie estere. Quali sono secondo voi le misure per riequilibrare il mercato?
2) Cloud e indipendenza: il riconoscimento degli operatori locali
La sfida del prossimo Governo è quella di compiere un sostanziale passo in avanti rispetto a questa situazione. La percezione è infatti che il quadro attuale non abbia fornito una spinta sufficiente alle PMI italiane attive nel settore. La scommessa del prossimo Governo è che, oltre ad assicurare una maggiore equità nella partecipazione dei diversi soggetti nazionali al valore dei dati, i benefici in termini di stimolo all’economia siano tali da far crescere gli operatori locali. In Europa, infatti, si stima una crescita 500.000 posti di lavoro e investimenti di circa 200 miliardi di euro entro il 2027. Senza
decisioni importanti, l'Italia potrebbe perdere tutto il vantaggio economico e sociale in questo mercato. Al netto del fatto che acquisire servizi americani su licenza non garantisce la protezione dei dati (es. cloud act americano) i maggiori Stati europei stanno progressivamente acquisendo la rilevanza strategica dei loro mercati nazionali, anche in termini di cybersecurity e di indipendenza.
Cosa fare dunque riportare in Italia il valore sottratto dai cloud provider extraeuropei e come ottenere un rigoroso rispetto delle normative europee?
3) Cloud ed energia
La pandemia ha accelerato l'utilizzo dei servizi cloud da parte delle aziende, con una migrazione guidata da logiche di ottimizzazione anche energetica, a fronte del grande risparmio di spostamenti e di mancato utilizzo di risorse locali. In questo contesto, si è iniziato a incoraggiare - con l'adozione di voucher - Scuole, Comuni e ASL alla migrazione al cloud dei propri servizi. Con l'avvento della crisi del settore elettrico anche i cloud provider si trovano in grave difficoltà al pari delle altre industrie energivore. E' necessario che anche le PMI italiane che offrono servizi cloud siano protette in quanto
parte di una filiera fondamentale e strategica per il Paese. Quali misure specifiche proponete per arginare la crisi energetica che impatta questo settore?
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