Rischiano il posto i 190 dipendenti italiani di Fujitsu Technology Solutions dopo che la multinazionale giapponese ha comunicato l'intenzione di abbandonare il nostro Paese e chiudere le sedi di Milano e Roma. Proclamato lo stato di agitazione e chiesta l’immediata attivazione del tavolo di crisi al ministero.
Sono pronti a dar battaglia, dal punto di vista sindacale, gli oltre 190 dipendenti italiani di Fujitsu Technology Solution dopo che la multinazionale giapponese ha comunicato alle rappresentanze sindacali l'intenzione di abbandonare il nostro Paese e conseguentemente chiudere la sede milanese - situata all’interno del Centro Leoni, in via Spadolini - così come quella romana.
Secondo i sindacati, Fujitsu Technology Solution si prepara a dare l'addio all'Italia a seguito del piano di riorganizzazione globale che prevede il declassamento dei Paesi dell’area Sud Europa, tra cui proprio l’Italia. La decisione, anticipata nei mesi scorsi ai rappresentanti del Comitato aziendale europeo, è stata ufficializzata ai dipendenti italiani lunedì 4 marzo.
Da fonti vicine all'azienda viene riportato che secondo i piani aziendali la presenza diretta di Fujitsu verrà concentrata solamente in alcuni specifici paesi mentre negli altri, tra cui l'Italia, è prevista un'uscita graduale con il passaggio di tutte le competenze logistiche e di supporto tecnico-commerciale ai distributori ufficiali di Fujitsu.
"È l’ennesima dimostrazione che in assenza di una strategia industriale del sistema Paese - precisa in una nota il segretario generale della Fim Cisl milanese, Christian Gambarelli - le multinazionali, anche quelle tecnologiche come Fujitsu, scelgono di andarsene perchè ritengono che il mercato italiano non sia più affidabile e credibile. È tempo che si costituisca un tavolo generale di crisi per il rilancio degli investimenti e per salvaguardare la presenza delle grandi società e delle professionalità del nostro Paese".
Per mercoledì 6 marzo è prevista un'assemblea generale dei dipendenti.
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