Meno trasporti e vestiti, cinghia tirata anche a tavola. Crescono spese obbligate, sanità e comunicazione. In primis smartphone e tablet.
Durante la crisi dei consumi, la spesa degli italiani non si è solo ridotta, ma è cambiata. La complessiva contrazione dei consumi registrata in Italia tra il 2007 e il 2012 (-5,4%, circa 47 miliardi in meno) si è infatti accompagnata
ad un cambiamento permanente dei comportamenti di spesa. A evidenziarlo è
uno studio di Confesercenti. Una quota sempre maggiore dei consumi si è indirizzata verso
le spese obbligate, dalle bollette a quelle per la casa, cresciute nel periodo di oltre 4,6 miliardi (+2,6%). Ma gli italiani hanno speso di più anche per la sanità, la comunicazione, la ricreazione e la cultura.
Il periodo della crisi ha poi coinciso con il boom, anche in Italia, delle vendite di
smartphone, tablet e accessori. Un vero e proprio cambiamento culturale, che ha portato il comparto “telefoni ed equipaggiamenti” a registrare un aumento record del 62% dal 2007, che ha trainato l’aumento complessivo del
comparto comunicazioni (+5,7%, pari a circa 1,5 miliardi di euro). In generale, crescono i consumi tecnologici: la spesa per gli articoli audiovisivi, i computer e gli accessori aumenta del 20,1%.
Calano invece
le spese per istruzione, mobilità, vestiario e persino per i generi alimentari. In alcuni comparti si manifesta una variazione di spesa da diversi anni, e quindi verosimilmente un cambiamento nelle scelte del consumatore, dettato da trasformazioni culturali ma anche dal crollo del potere d’acquisto.
In una fase recessiva per i consumi,
l’aumento dell’IVA è stato un autogol anche per l’erario: dal varo del primo di incremento di aliquota dal 20 al 21% – nell’ottobre 2011 – il gettito dell’imposta è diminuito continuamente. Confrontando il periodo gennaio-ottobre 2011 con lo stesso del 2013, si registra una variazione negativa di 5.377 milioni di euro.
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