Digital workspace cos’è, a cosa serve e perchè oggi tutti ne parlano. Il primo contributo editoriale, dopo il debutto social, della rubrica esclusiva #VMDigitalWorkspace sviluppata in collaborazione con VMware e Computer Gross. Il racconto multimediale di un mondo che cambia… anzi è già cambiato e sta cambiando tutti noi, profondamente.
Digital Worskpace cos’è, a cosa serve, perchè tutti, dai manager, imprese, reseller, system integrator oggi ne parlano con crescente interesse? La risposta, si spera, utile in una nuova ed esclusiva rubrica multimediale che svilupperemo, web, social e video, in collaborazione con un
vendor come VMware e un distributore come
Computer Gross.
Un ecosistema di grande valore che, attraverso #VMDigitalWorkspace, si propone di raccontare in maniera utile, diretta, semplice un mondo che cambia… anzi è già cambiato e sta cambiando tutti noi, profondamente. Un mondo, il
digital workspace, che offre importantissime opportunità di business a tutto l’ecosistema del canale ICT e, allo stesso tempo, vantaggi e ritorni senza precedenti a tutto il mondo dei clienti finali. Dalle PMI e alle grandi imprese, nessuno escluso.
Ma andiamo con ordine e, dopo il debutto social partiamo, in questa prima puntata di #VMDigitalWorkspace, con le consueta definizione, vocabolario alla mano
In un’era caratterizzata da dispositivi sempre più smart e da app sempre più performanti, anche il modo di lavorare si sta trasformando. Oggi il lavoro non è più costituito unicamente da una postazione fisica dove ci si reca, ma dalle piattaforme di
Digital Workspace (qui tutti gli strumenti e le indicazioni sulla definizione di Workspace a cura di VMware), cioè spazi di lavoro digitali, online, dove la persona accede ai propri dati e informazioni di lavoro indipendentemente dal luogo in cui si trova, dal momento della giornata o dal dispositivo utilizzato. Il
Digital Workspacepuò anche essere visto come parte del più ampio processo di trasformazione digitale, in cui si trasformano anche lo spazio di lavoro, che diventa fisico e virtuale, e i lavoratori stessi, sempre più connessi e distribuiti in diversi luoghi, oltre infine alle modalità di lavorare, che sono più agili. Non è un caso se entro il 2021 si prevede che il 60 per cento delle aziende Global 2000 adotterà quello che IDC definisce “Future WorkSpace”, ovvero un nuovo concetto di spazio di lavoro in grado di migliorare l’esperienza e la produttività dei dipendenti attraverso un ambiente fisico e virtuale più flessibile, intelligente e collaborativo. Il Digital Workspace futuro non sarà statico o a orari prestabiliti, ma sarà ovunque, in qualsiasi momento, su ogni device, mutuando l’inclinazione di millennial e nativi digitali. Non a caso proprio
VMware, in collaborazione con un distributore come Computer Gross sta investendo attenzioni e focus proprio sulla gestione unificata del digital workspace e su tutti i device che, al suo intanto, devono muoversi, collegarsi, connettersi.
Elementi e caratteristiche chiave
Il
Digital Workspace richiede la presenza di cinque caratteristiche chiave. Per iniziare, deve mettere al primo posto la User Experience, in quanto sia le app sia le modalità di utilizzo devono essere semplici e orientate il più possibile all’utente, con una user experience che rispecchi in sostanza quella del mondo consumer. Inoltre deve rispettare i criteri di Accessibilità: le app che formano il
Digital Workspace devono essere accessibili “anytime e anywhere” non solo dai computer ma anche e soprattutto da smartphone e tablet, proprio per offrire massima flessibilità per lavorare ovunque.
Il terzo requisito è strettamente collegato al secondo, e prevede che sia data importanza anche al Device Management, ovvero la gestione di tutti i diversi tipi di dispositivi che le persone possono utilizzare per accedere al loro
Digital Workspace. Quarto requisito fondamentale è quello della Sicurezza, che deve riguardare sia la rete sia tutti gli endpoint (
qui tutti i dettagli sulla gestione sicura degli endpoint a cura di VMware), mentre al quinto posto si colloca l’automazione: data la presenza di un numero crescente di dispositivi, di app e anche di minacce, il
Digital Workspace può raggiungere notevoli gradi di complessità. E una gestione il più possibile automatizzata dei vari aspetti che lo compongono può senz’altro contribuire a minimizzare sia i costi sia i rischi.
Le ragioni del crescente interesse verso il
Digital Workspace vanno trovate nei vantaggi offerti dalla diffusione delle tecnologie che rendono possibile la collaborazione a distanza: non si tratta solo di notebook, tablet o smartphone, ma soprattutto di piattaforme e di strumenti di condivisione realmente performanti, che spesso sono utili anche alla collaborazione tra persone presenti fisicamente nello stesso luogo, come accade nell’ufficio tradizionale, oppure che si trovino in uffici distanti. Grazie alle tecnologie che abilitano
il Digital Workspace si possono infatti gestire in maniera automatizzata i flussi documentali, oppure si possono creare spazi virtuali protetti nei quali vengono scambiati in sicurezza documenti e file. Tutto questo indipendentemente dal luogo in cui ci si trova e da quale dispositivo si sta utilizzando, sia il classico PC o notebook oppure un tablet o uno smartphone. Infine, nel digital workspace anche le risorse esterne come i clienti, i fornitori o i consulenti, possono essere coinvolte in maniera più attiva nei diversi progetti oppure nella vita aziendale.
Numeri di mercato: smart working, fenomeni italiani
Una delle declinazioni principali delle strategie di
digital workspace è quella dello smart working, che anche in Italia ormai rappresenta una realtà. Secondo i numeri dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nel 2018 i lavoratori che operano in questa modalità sono ormai 480.000, in crescita del 20 per cento sull’anno precedente. Tra le grandi aziende, il 56 per cento ha già lanciato progetti strutturati e quasi una su tre ha avviato o sta per avviare un progetto, anche se le iniziative che hanno determinato un ripensamento dell’organizzazione del lavoro risultano ancora limitate, in quanto riguardano circa il 9 per cento delle grandi aziende. Anche tra le PMI cresce l’interesse, sebbene a prevalere siano approcci informali: il 24 per cento ha progetti di smart working, ma di queste solo l'8 per cento lo ha fatto con iniziative strutturate. Un’altra indagine, svolta l’estate scorsa da InfoJobs, la piattaforma numero uno in Italia per la ricerca di lavoro online, ha riportato che lo smart working è considerato anche come una leva strategica per attrarre nuovi talenti dal 79 per cento delle aziende, che tendono sempre più a evidenziarlo come incentivo accanto ad aspetti più tradizionali come il livello di responsabilità o le condizioni economiche.
Anche, e soprattutto, alla luce di simili trend di mercato e della maturazione della tecnologia, come in parte anticipato da tempo VMware e
Computer Gross si muovono con decisione sul mercato con programmi di formazione e sensibilizzazione sia nei confronti dei clienti finali sia, soprattutto, nei confronti di chi poi, come system integrator, reseller, Var, ha il compito, decisivo, di portare questa visione all’interno delle imprese italiane e di renderla possibile oltre che, ovviamente, vantaggiosa.
A questo link per esempio, è possibile avere una panoramica completa sullo stato di diffusione del digital workspace in Italia e sulle tecnologie più adatte per affrontare una simile trasformazione. Dal cloud computing fino alla gestione della security.
Un focus su cui, nelle prossime puntate di #VMDigitalWorkspace torneremo con casi concreti, demo pratiche e nuovi approfondimenti verticali.