Il ciclone generato dai nuovi dazi voluti da Trump irrompe sulla scena economica mondiale e mette un grosso punto interrogativo su cosa potrà succedere nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. Di certo ci sono già segnali inequivocabili che lasciano ben poco sperare. Un esempio? La fotografia di quello che è successo giovedì 2 aprile – giorno dell’annuncio - quando le turbolenze finanziarie hanno spazzato via 3,1 trilioni di dollari di valore del mercato azionario USA, il più grande calo giornaliero dal marzo 2020. Tra le maggiori perdite ci sono stati i titoli tecnologici come quelli di Dell Technologies, che sono crollati del 19% spazzando via 10,23 miliardi di dollari di capitalizzazione; HP, in calo del 15%, bruciando 3,87 miliardi di dollari di capitalizzazione e Apple in calo del 9%, con una perdita di 310 miliardi di dollari, per fare solo tre esempi.
Lo scenario che abbiamo di fronte è preoccupante in un contesto definito “più che turbolento” per un paese come il nostro, che vede gli Stati Uniti come la prima destinazione extra-UE per i prodotti italiani. E Confindustria lancia già segnali negativi. Gli esperti di Viale dell’Astronomia prevedono per l’Italia una forte riduzione delle esportazioni di beni ma anche una importante contrazione delle importazioni e una riduzione degli investimenti in generale, molto più sostenuta per la componente strettamente connessa alla produzione. Non è finita, sempre gli esperti di Confindustria prevedono un aumento dei prezzi al consumo già nel 2025 (+0,25%) e maggiormente nel 2026 (+0,33%) con il rischio che riesploda l’inflazione.