In questa bollente estate emergono alcune situazioni che stanno modificando profondamente quello che fino a qualche tempo fa poteva essere considerato come una situazione di mercato “cristallizzata”. Si pensi per esempio a quello che sta succedendo a Intel, che nel campo dei processori è stata per trent’anni, se non più, la numero uno del settore.
Ebbene l’avvento dell’intelligenza artificiale, con il suo sovraccarico di maggior necessità di calcolo ha messo in crisi Intel e premiato Nvidia, società che oggi vanta una capitalizzazione che supera i 3 mila miliardi di dollari (si posiziona subito dopo Apple e Microsoft), può contare su margini spropositati visto che come emerge da più parti commercializza a 30 mila dollari un processore che produce a 3 mila. Soprattutto questi chip sono difficili da reperire e vantano una lunghissima lista d’attesa, degna delle nostre liste d’attesa nella sanità: si parla infatti di tempi di consegna che si aggirano sui 18 mesi, un’eternità vista la velocità a cui evolve l’AI.
Un grande problema, anche se Jensen Huang, il visionario capo di Nvidia, e oggi tra i venti uomini più ricchi al mondo, recentemente ha precisato che si sta facendo il possibile per ridurre i tempi, ribadendo che gli ordini vengono gestiti in “maniera equa”, dopo che alcune indiscrezioni di stampa americana ipotizzavano il contrario. E che questa azienda sia destinata a veleggiare per altri parecchi mesi lo si evince anche da questo dato: per passare da mille a duemila miliardi di capitalizzazione Nvidia ha impiegato nove mesi.