La crescita infinita come motore abilitante dell’economia si scontra, sempre più spesso, con ricorrenti stop and go che portano il nome di recessioni economiche e finanziarie e che alcuni definiscono salutari visto che poi consentono di ripartire con slancio. Pensando al nostro settore, quello tech-digitale, se pensavamo di essere usciti indenni dalla pandemia dopo che si era assistito a una crescita a dir poco inusuale, è poi arrivata la guerra in Europa, la pesante bolletta energetica, i problemi delle supply chain lontane con il lockdown perenne in Cina, l’inflazione galoppante, il costo del denaro a riportarci con i piedi per terra. Oggi questo mix di turbolenze sta fermando l’economia globale, con conseguente calo degli investimenti programmati dalle aziende e questo impatterà pesantemente anche nel settore digitale-tecnologico e dei servizi. Le prime avvisaglie di quello che potrà succedere le stiamo già vedendo con Amazon, HP, SalesForce, Microsoft, Meta, Twitter (solo per citarne alcune), che seppur con differenti modalità stanno mettendo sul piatto una riduzione del proprio personale, in alcuni casi minima,
in altri più decisa. Se prendiamo come esempio HP per l’azienda si prospetta una cura dimagrante pesante nei prossimi tre anni che riguarderà il 12 percento dei dipendenti. E che dire di Amazon, per fare un altro esempio, che sembrava in perenne crescita e che ora si appresta a licenziare 10 mila dipendenti frutto anche di un calo generalizzato del giro d’affari relativo all’ecommerce che si misura in un meno 2% - anno su anno - a livello mondiale e meno 9% in Europa...