Siamo quasi al capolinea del 2021, un anno – almeno per l’economia italiana - che partito con diverse incognite si sta affermando come il migliore dal lontano 1999-2000, il periodo euforico, per non dire ubriacante, della cosiddetta new economy. I dati parlano chiaro: nel terzo trimestre del 2021, secondo gli ultimi dati Istat, il Prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è cresciuto del 2,6% rispetto al trimestre precedente e del 3,9% nel confronto con il terzo trimestre del 2020.
Di fatto è un’ulteriore conferma sul fatto che stiamo osservando una ripresa congiunturale più che sostenuta dell’economia italiana. Nel momento in cui sto scrivendo la crescita acquisita per l’intero 2021, ovvero quella che si otterrebbe se nel quarto trimestre dell’anno il Pil italiano registrasse una variazione congiunturale nulla è del 6,2%, per cui già oggi un dato migliore da quello stimato dal Governo Draghi solo qualche settimana fa.
Di contro, cresce troppo velocemente l’inflazione che si attesta - secondo le stime preliminari dell’Istat - al 3,8% su base annua (dal +3,0% del mese di ottobre), livello che non si registrava dal mese di settembre 2008 e che già oggi inizia a creare qualche problema di lievitazione di costi.
Tornando a quello che definisco “Numeri da ottimismo” un parallelo interessante è quello che sta emergendo nel mercato dell’Ict. In questo caso a fornire la fotografi a del settore è Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict la quale evidenzia come già nel primo semestre del 2021 il mercato di riferimento si è attestato a 36.069 milioni di euro (con una crescita del +5,7% rispetto al primo semestre 2020) e che a questo risultato ha contribuito il comparto dei Dispositivi e Sistemi (9.836 milioni di euro, +11,9%), Software e Soluzioni Ict (3.653 milioni di euro, +8,2%), dei Servizi Ict (6.431 milioni di euro, +8%) e dei Contenuti e Pubblicità Digitale (6.513 milioni di euro, +9,2%).