In questo inizio d’autunno l’attenzione è sempre alta sull’emergenza Covid-19 e la conseguente fase di stallo dell’economia, a cui si è aggiunta la riapertura delle scuole, grande sfida per il Paese, con l’incognita di dover sopportare o meno un nuovo lockdown e, di conseguenza, il relativo massiccio utilizzo della modalità di lavoro in smart working.
Un tema quest’ultimo che ne apre molti ad esso connessi come la sua regolamentazione che passa dalla gestione degli orari di lavoro, il diritto alla disconnessione, ma anche la salute e la sicurezza legati all’utilizzo degli strumenti tecnologici.
Sempre in questi mutamenti di scenario va citata l’obbligatorietà in vigore dal 1° ottobre 2020 di dotarsi della Pec o indirizzo di posta elettronica certificata, ma soprattutto di comunicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata: lo prevede il Decreto Semplificazioni.
In realtà, disporre di un indirizzo di posta elettronica certificata era già un obbligo dal 2008 per le società e dal 2012 per le imprese individuali e se fi no al 30 settembre 2020 la mancata comunicazione prevedeva solo una sospensione temporanea per l’invio di pratiche telematiche al Registro imprese, dal 1° ottobre comporta una sanzione pecuniaria che può superare i 2.000 euro per le società e 1.500 euro per le imprese individuali.