Il 25 maggio 2019 cade il primo anniversario dall’entrata in vigore del Regolamento Generale della Protezione dei dati, conosciuto ai più con l’acronimo Gdpr, ed è anche il momento di fare un primo bilancio con l’obiettivo di far emergere alcune criticità.
L’Italia, per esempio, con la Grecia e il Belgio è tra i Paesi della UE dove si registra una minore consapevolezza sull’esistenza del ‘Regolamento’, e peggio di noi fa solo la Francia.
Sul versante opposto i Paesi dove i cittadini sono più informati sul tema sono Svezia, Olanda, Polonia. Questo macro dato emerge dall’Eurobarometro diff uso proprio nel mese di maggio dalla Commissione Europea, in occasione dell’anniversario dell’entrata in vigore del Gdpr.
Inoltre, dallo stesso studio, emerge che il 57% degli europei è a conoscenza che nel proprio Paese c’è un’Autorità responsabile dei dati personali e della privacy. Un dato non certo brillantissimo visto che il tema della privacy dei dati personali è più attuale che mai ma una percentuale sicuramente molto buona soprattutto se la si confronta con il 2015 dove la media della ‘conoscenza’ si attestava a circa il 35 percento.
Prendendo spunto da un’altra ricerca, molto estesa visto che ha coinvolto oltre 287mila mobile user (23.488 nella sola Italia) e commissionata da Ogury, azienda tech specializzata in Mobile Journey Marketing, emerge che ancora in questi primi mesi del 2019 solamente un misero 8% degli utenti a livello globale riconosce che l’introduzione del Gdpr ha reso più chiaro il modo in cui le aziende usano i dati in loro possesso.
E anche in Italia non siamo messi bene visto che, sempre dalla ricerca di Ogury, ancora oggi il 66% dei consumatori del panel non ha consapevolezza su come vengono utilizzati i propri dati, anche dopo aver letto il modulo di consenso e l’informativa sulla privacy.