L’importanza del canale nei programmi 2024 del provider, tra i quali c’è anche l’apertura di una local zone a Milano entro l’estate
“Oggi siamo l’unico cloud provider europeo nella top 10 mondiale”, fa notare con giustificato orgoglio John Gazal, Vice President Southern Europe e Brasile di OVHcloud, nell’illustrare le strategie 2024 della società, spiegando che “la nostra differenziazione è il risultato di cinque elementi principali: proporre un cloud ‘trusted’ e sovrano; avere un modello integrato end to end e sostenibile, in quanto siamo ‘fabbricanti’; offrire il migliore rapporto prezzo/prestazioni del mercato, e soprattutto con costi facili da prevedere; un'offerta ampia di prodotti e servizi in modo da poter fare concorrenza diretta ai grandi hyperscaler; e infine la forza dell'ecosistema locale”.
Il mercato mostra di apprezzare, visto che i risultati 2023 hanno fatto registrare ricavi complessivi molto vicino ai 900 milioni di euro: OVHcloud ha oggi oltre 1,6 milioni di clienti in 140 Paesi, con 40 data center dislocati in 9 Paesi e 44 point of presence. Ed è con questi risultati che per il 2024 OVHcloud ha piani di investimento importanti, che guardano soprattutto a “un consolidamento sui mercati dove siamo già in posizione di punta e dove vediamo crescita più forte, con l'accelerazione verso il mercato del public cloud e del PaaS”, sottolinea Gazal.
Andando nel dettaglio, Gazal spiega che “il mercato del private cloud, ovvero bare metal e del multi private cloud, per noi conta per il 60% del nostro revenue a livello mondiale. Non a caso, siamo il numero 1 nel private club in Europa e nei top 5 a livello mondiale. Si tratta per noi di un mercato veramente molto importante per noi: quest’anno siamo cresciuti globalmente del 15%, a fronte di una media di mercato nell’ordine del 10-12%. Va anche detto che l’andamento dell’Italia è in linea con questi numeri”.
Per quanto invece riguarda quello che OVHcloud chiama il ‘web cloud’, ovvero il mercato dei domini, web hosting e altro, “siamo il numero 2 a livello di Europa e il numero 6 in Italia”, precisa Gazal, sottolineando che “in questo segmento, che pesa per il 20% del nostro fatturato totale, siamo cresciuti del 6%, rispetto a una media mondiale del 5%. Anche qui, l’Italia è in linea con questi numeri”.
John Gazal, Vice President Southern Europe e Brasile di OVHcloud
Come accennato, l’accelerazione di OVHcloud vede privilegiare le aree public cloud e Move to PaaS, sia a livello mondiale sia in Italia, per tre ragioni principali: “dimensioni, differenziazione e crescita”, prosegue Gazal, evidenziando che “il mercato mondiale del public cloud e del PaaS è di 120 miliardi di dollari ciascuno, con tassi di crescita del 20%; la nostra proposta di cloud sovrano europeo è differente da quella classica degli hyperscaler di matrice americana e vanta anche un diverso rapporto prezzo-prestazioni”.
La crescita di OVHcloud passa anche per le acquisizioni, come quella del player tedesco Gridscale, effettuata sei mesi fa, con la quale rafforzare l’ambizioso programma che prevede il lancio di 150 local zone, principalmente in Europa e America. Ai primi di febbraio sono state aperte le prime due, a Madrid e Bruxelles. “Ma la notizia che vogliamo condividere oggi, che per noi è storica, è che quest'anno, prima dell'estate, apriremo la prima local zone in Italia, a Milano”, racconta Gazal, spiegando che “usiamo il termine ‘storico’ perché a 16 anni dal nostro ingresso sul mercato italiano offriamo ai clienti la possibilità di avere dati in storage e in colocation in Italia”.
Su tutto, rimane però fondamentale l’innovazione, che OVHcloud declina lungo tre elementi chiave: sicurezza, sostenibilità e prodotti, cui si aggiunge il fondamentale contributo dell’ecosistema di tutti i partner.
A livello di sicurezza, spiega Gazal, “abbiamo le certificazioni più esigenti a livello europeo, e abbiamo annunciato già tre anni fa un Hyper Resilience Plan per rafforzare la sicurezza dei 40 data centers che abbiamo nel mondo: si tratta di un investimento di 30 milioni di euro in tre anni. Per esempio, è già disponibile la prima zona di tripla replica vicino a Parigi, con tre data center situati tra i 10 e i 30 chilometri di distanza l’uno dall’altro”.
In tema di sostenibilità, “il nostro business model è quello di essere ‘fabbricanti’ in maniera sostenibile by design”, racconta Gazal, sottolineando che “questo comporta che possiamo migliorare l'impatto ambientale e soprattutto possiamo calcolare questo impatto, grazie al nostro Carbon Calculator: disponibile oggi per i clienti italiani, direttamente sul web, è gratis e permette di calcolare l’impatto dei servizi bare metal, mentre quest’estate si estenderà anche al public cloud. Questa strategia di innovazione è fondamentale per arrivare ai due grandi obiettivi di OVHcloud a livello mondiale: il primo, per il 2025 prevede di utilizzare il 100% di energia a bassa emissione di carbonio, mentre il secondo, per il 2030, prevede un impatto net zero per gli Scope 1, 2 e 3”.
Infine, l’ecosistema: “per noi un elemento fondamentale di differenziazione è quello che chiamiamo la ‘prossimità’, che significa essere sempre disponibili e vicini, per esempio con l’iniziativa Tech Labs, con lo scopo di evangelizzare sulle nuove tecnologie, di formare i clienti sull’utilizzazione dei servizi e i partner alla loro commercializzazione”, sottolinea Gazal.
Dionigi Faccenda, Partner Program Manager di OVHcloud Italia
“Il nostro programma partner è rivolto a system integrator, ai value added reseller e ai managed service provider, ai quali offriamo incentivi finanziari ad hoc su prodotti specifici oltre che formazione sui diversi settori verticali di mercato”, esordisce Dionigi Faccenda, Partner Program Manager di OVHcloud Italia, spiegando che “il programma prevede alcune particolarità come quella di non prevedere fee d'ingresso, oppure quella di prevedere numerosissime certificazioni gratuite sui nostri prodotti, disponibili all’interno del portale partner”.
Oggi a livello mondiale OVHcloud ha circa 1350 partner, un centinaio dei quali è in Italia, con una ventina circa che si sono aggiunti nel corso dell’ultimo anno, “scelti tra gli integratori IT che sviluppano IT all'interno di aziende anche di dimensioni importanti, occupandosi per così dire di ‘ringiovanire’ le infrastruttura IT esistenti, che non sono pronte per un percorso efficace verso il cloud, guardando per esempio a Kubernetes ma anche all’intelligenza artificiale o a paradigmi come il DBaaS”.
Nel dettaglio, il programma prevede i livelli Standard, Advanced ed Elite, attivo da quest’anno e per il quale sono previste attività di co-marketing specifiche oltre a eventi specifici, come i TechLab o i BusinessLab ad hoc. “Anche se stiamo innovando, non dimentichiamo il nostro passato, in quanto il 60% del nostro fatturato proviene dal cloud privato, però abbiamo migliorato le prestazioni e le modalità dei servizi che si aggiungono sui bare metal, oltre ad aggiungere lo storage e i vari add on necessari a indirizzare un mercato che è sempre più di tipo enterprise”, aggiunge Faccenda, sottolineando che “parliamo di server con schede GPU adatte a soddisfare carichi di lavoro intensivi, e advanced bare metal, ponendo enfasi su un modello di piattaforma multi-cloud che ci dà la possibilità di entrare con servizi paritetici a quelli degli hyperscaler. Abbiamo anche partnership tecnologiche di rilievo: a oggi sono circa 90, tra i quali vi sono Nutanix e SAP, solo per fare due nomi”
Venendo al public cloud, “abbiamo esteso la nostra offerta con più di 40 servizi interni, per un’offerta che è assolutamente paragonabile a quello degli hyperscaler di matrice americana, ma con la differenza fondamentale che si tratta di un cloud sovrano, con il dato che rimane sempre in Europa”, precisa Faccenda.
Non mancano le novità sul tema del momento: l'intelligenza artificiale, sulla quale “la nostra parola chiave è la democratizzazione”, sottolinea Faccenda, spiegando che “questo significa che noi avremo a disposizione tutte le certificazioni per poter conservare i dati di intelligenza artificiale in Europa”. In tema AI, vi sono già alcuni servizi a consumo, tra i quali vi è anche un app builder per un rapido sviluppo applicativo. Si tratta di soluzioni basate su quattro pillar: computing, storage e networking; pulizia del dato; sviluppo, anche tramite un accordo con Nvidia; e infine un modello di pricing definito “aggressivo”. Oltre all’AI, tra le innovazioni all’attenzione di OVHcloud cè anche il Quantum Computing, come è dimostrato dall’acquisizione di Quandela, per offrire il calcolo quantistico as-a-service attraverso diversi emulatori, tra cui Perceval, il framework di programmazione sviluppato da Quandela.
Infine, tra le aree dove si focalizza l’innovazione targata OVHcloud, c’è anche l’ambito aerospaziale, dove la società è da tempo attiva in rilevanti progetti con l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, insieme al partner Serco. La collaborazione, in atto dal 2018 con i dati del progetto Copernicus, vede al centro anche alcuni aspetti estremamente rilevanti quali “la sovranità dei dati e la compliance ai principi europei per il trattamento dei dati”, come sottolinea Alessandro Di Felice, Key Account Manager di OHVcloud Italia, nell’illustrare le tappe principali dei progetti in corso.