Il vendor vuole essere il services integrator di riferimento delle aziende italiane nella loro trasformazione digitale, partendo dal settore manifatturiero. Lo fa coi partner tecnologici e di settore. Vision e approccio racchiusi in un documento che oltre alla tecnologia, fa leva su cultura e territorio. In partenza un Roadshow nelle principali città per presentare modello tecnologico e metodologico
Ibm vuole guidare e vincere la sfida di
Industria 4.0 in Italia, il
secondo paese manifatturiero in Europa e, forte dei suoi
90 anni di presenza nel nostro paese, si presenta al mercato con una
ricetta per accompagnare le imprese italiane verso questo obiettivo: una strategia che poggia su
tecnologie, processi, approcci metodologici e progettuali la cui essenza è oggi racchiusa in
un articolato documento tutto italiano che spiega
l’Ibm pensiero sull’Industria 4.0, presentato nei giorni scorsi a Milano da
Enrico Cereda, Amministratore Delegato di Ibm Italia, affiancato da
Stefano Rebattoni, General Manager, Global Technology Services e
Massimo Zocche, Industry & Business Development Manager, Ibm Italia.
“Il momento è ora: il treno è partito, bisogna prenderlo e chi lo perde rischia di rimanere fuori dai giochi”. E’ l’appello fatto da Cereda alle aziende del nostro Paese, con un
senso di urgenza molto forte:
“Le condizioni non sono state mai così favorevoli. Fino ad oggi infatti le tecnologie non hanno avuto impatti positivi sull’industria manifatturiera, basti vedere lo scarso incremento della produttività del Paese che negli ultimi 12 anni è aumentata solo dello 0,3% con una media europea all’1,6%. L’Italia inoltre è la seconda industria manifatturiera in Europa e la quinta al mondo, ma è tra i fanalini di coda in molte classifiche in termini di innovazione tecnologica”, prosegue.
Il momento è ora
Secondo Ibm
ora è il momento propizio per partire, perché
ci sono enormi opportunità da cogliere velocemente, facendo leva su
tre fattori primari come indicato da Cereda: in primis,
il Piano Calenda - un piano unico nello scenario europeo che mette a disposizione 13 miliardi di euro di investimenti da parte del Governo, l’iper-ammortamento e il credito di imposta:
“Un’opportunità che va colta nel corso del 2017, perché queste condizioni favorevoli saranno valide nei prossimi 12 mesi”. Altro elemento:
il quantitive easing (la paternità di questo va a Mario Draghi), anch’esso da sfruttare nel 2017, una leva per dare un forte impulso alle imprese in scadenza a fine anno. Ultimo, ma non meno importante,
le tecnologie: “Mai state così mature; finalmente possono rappresentare l’elemento differenziante delle imprese, abilitante la trasformazione”:
Cloud, Intelligenza Artificiale, Social, Mobile, Analytics. “Tre elementi fondanti che stanno creando la tempesta perfetta per fare decollare la crescita del nostro Paese”, enfatizza Cereda.
Il ruolo della tecnologia nella Digital Business Transformation
Spinte convergenti in atto in grado di
creare condizioni abilitanti, in particolare in ambito tecnologico dove tutto ciò che serve per gestire lo scenario attuale e futuro è già disponibile. Una tecnologia che in logica Ibm vuol dire i
nclusione, accessibilità, integrazione e interconnessione.
Enrico Cereda, Amministratore Delegato di Ibm Italia
Paradigmi che stanno guidando la
Digital Transformation ma soprattutto
la Digital Business Transformation, a partire dall’Internet of Things, come capacità di raccogliere attrarre dati e informazione sia a livello personale che professionale, da device e sensori, per metterli all’interno di sistemi intelligenti di gestione dei dati quali
Big Data e Analytics fino ad arrivare alla fruizione di potenze fino a poco fa impensabili in termini di calcolo e flessibilità attraverso il
Cloud Computing. Per spingersi alla frontiera più innovativa su cui Ibm sta lavorando intensamente del
Cognitive Computing, come capacità di disporre di
Intelligenza Artificiale per lavorare su larga scala, ragionare per finalità e interagire con l’uomo in linguaggio naturale. Molteplici i
ngredienti che Ibm sta calando nel settore industriale e manifatturiero del nostro Paese, un mercato chiave per sostenere l’Italia.
“Dal punto di vista di Ibm le condizioni tecnologiche sono già in possesso del mondo della domanda sia del mondo dell’offerta. Ibm è la benzina del motore dell’industria 4.0, con tecnologie, competenze ed esperienze già pronte e collaudate avendo già avviato progetti concreti - interviene Stefano Rebattoni -. Ha la capacità di mettere a terra la tecnologia e le competenze anche replicando le esperienze di grande multinazionali in un tessuto come quello italiano fatto di piccole e medie imprese”. Lo fa attraverso un
Centro di Ricerca per l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nelle macchine del segmento Premium, ma anche
aiutando un’azienda del Nord-Est che produce frigoriferi per la grande distribuzione servendosi dell’intelligenza artificiale per avere informazioni sul loro contenuto semplicemente comandandoli come fosse un videogioco; un’innovazione di prodotto pratica che sarà presentata a breve a una fiera del settore.
Gli
esempi sono molteplici e li descrive ulteriormente
Massimo Zocche: dalla
collaborazione con John Deere per realizzare la fabbrica a zero difetti a quella con numerose aziende del settore manifatturiero italiano attraverso
l’utilizzo di smart watch per controllare l’avanzamento della produzione, gli accessi e la sicurezza con soluzioni per prevedere i guasti prima che accadano o attraverso
sistemi con la capacità di prevedere la qualità – per esempio nell’oil & gas per controllare l’avanzamento di qualità dei prodotti in tempo reale convertendosi velocemente, in uno scenario in cui
cambiano i modelli di business: “Ibm aiuta le aziende a cambiare il modo in cui vanno sul mercato. E' tra gli abilitatori del fenomeno car2go, espressione del passare da una logica di vendita di prodotto a una di servizio. Sta collaborando con grossi gruppi che producono macchinari – come uno in Italia che produce sigarette controllando remotamente le macchine da qualsiasi punto per favorire il passaggio da una vendita del macchinario all’affitto di questo, vendendo le ore di produzione”. Stefano Rebattoni, General Manager, Global Technology Services E l
’utilizzo dell’Intelligenza cognitiva nel Manifatturiero sembra essere dirompente: “
Se si pensa che solo il 7% della conoscenza all’interno di un’azienda è strutturato in database e il resto è di tipo non strutturato e sta dentro specifiche tecniche, manuali di istruzione e di macchina, la capacità di trarre conoscenza da queste informazioni non strutturate e poter interloquire con la macchina in linguaggio naturale sfruttando ciò che è scritto in un testo ma anche ciò che si analizza da immagini e video è un elemento di differenziazione molto forte”, enfatizza Zocche.
Ibm festeggia 90 anni in Italia
C’è
una storia di decenni dietro tutto ciò.
Nel 1927 Ibm ha aperto la prima sede a Milano:
“90 anni di innovazione e accompagnamento delle aziende nei loro processi evolutivi. A significare che conosce a fondo il Paese, il suo territorio e le sue peculiarità – sostiene Cereda. Un Paese di piccole e medie imprese, a cui oggi si presenta la grandissima opportunità di fare il salto della globalizzazione e di utilizzare l’innovazione tecnologica come fattore abilitante il proprio business. E grazie anche ai Business Partner sul territorio che ci accompagnano in questa avventura possiamo posizionarci e posizionare le aziende clienti in modo diverso e trasformarle sia in logica digitale sia verso il Cognitive Computing, e quindi AI, aprendole ai nuovi paradigmi”, racconta Cereda.
20 brevetti al giorno per 23 anni fanno 8.088 brevetti
Una storia di innovazione:
“8.088 è il numero di brevetti che Ibm è riuscita a realizzare nella sua storia, confermandosi come leader di brevetti sviluppati per il 23esimo anno consecutivo dall’R&D; significa 20 brevetti ogni giorno ed essere rilevanti in tutto ciò che è innovazione e trasformazione sia a livello globale sia nelle singole geografie e nei singoli settori di industria con tecnologie che anticipano i cambiamenti e la trasformazione messe al servizio dell’economia del Paese e delle sue industry; una su tutti il settore industriale e manifatturiero dove l’unità di misura e la vera risorsa naturale è rappresentata dal dato. Poter utilizzare questa mole di dati in modo intelligente rappresenta una vera leva competitiva. E il valore del dato si esprime al massimo non nella sua proprietà ma nella sua condivisione con l’intera filiera, diventando un beneficio indotto per l’intera catena”, sottolinea Rebattoni.
Fare rete e squadra nell’industria 4.0 Dal sensore all’intelligenza artificiale per coprire a 360 gradi il tema dell’industria 4.0 e accompagnare le aziende ad abbracciare tutti gli aspetti del processo di trasformazione digitale. In questo senso,
Ibm sta sviluppando un ecosistema di partnership di vario tipo a partire da
quelle tecnologiche per essere integratore di riferimento - non esistono competitor ma player con cui operare insieme mettendo a fattor comune le rispettive capacità. Vuole essere il
partner end-to-end di questa trasformazione, seguendo la
prospettiva mondiale e al contempo favorendo quella locale. Nel proprio
Watson IoT Center (che sarà inaugurato il prossimo mese a Monaco)
collabora con Siemens e Bosch per identificare
casi d’uso pratici e protocolli di comunicazione, così s
ul mercato italiano ha stretto accordi con aziende verticali sulla
sensoristica del settore alimentare, un’eccellenza del Made in Italy (un’esperienza specifica è con un’azienda alimentare che produce tonno su tutta la filiera di tracciabilità del prodotto) o sul retrofitting delle macchine. Ha inoltre
avviato relazioni con le università e le Istituzioni: “
se il valore è il dato, la capacità di interpretare il dato diventa la nostra cassaforte. Da qui lo sviluppo e la creazione di centri di Data Scientist in Italia”, afferma Zocche.
700 persone in Italia su Industria 4.0
In Italia ci sono già 700 persone Ibm focalizzate sul tema dell’Industria 4.0, di differenti profili - tecnical sales, figure di delivery e servizi - prevalentemente nelle sedi di Roma e Milano, ma anche sul territorio. E gli investimenti sono ingenti. Se a
Monaco di Baviera c’è l’Watson IoT Center (3 miliardi di dollari di investimenti per 6000 clienti) in cui si lavora al
l’applicazione della tecnologia Watson e dei sistemi cognitivi con l’IoT - è in Germania dove c’è la prima industria manifatturiera al mondo e sarà inaugurato il prossimo mese; al suo interno c’è per esempio un gruppo di sviluppo di tecnici Bmw per applicare IoT sulle macchine in logica di auto intelligenti –
a livello italiano due anni fa è stato aperto il Cloud Data Center che oggi è tra i primi data center in termini di numero clienti - non solo grandi ma anche di piccole dimensioni - coprendo l'intero stack del cloud – Paas, Iaas e Saas. mentre r
isale a pochi mesi fa l’investimento fatto dalla corporation in Italia su Watson Health, il Centro di
applicazione dei sistemi cognitivi al mercato sanitario, per cui Ibm sta cercando di stringere accordi con il Governo e le istituzioni.
L’Ibm pensiero sull’Industria 4.0 nel Belpaese
Il punto di vista di Ibm Italia sull’Industria 4.0 è oggi racchiuso nel
documento '
Industria 4.0. Ripensare il Made in Italy nell’Era Digitale', un intellectual capital di Ibm Italia, sviluppato da esperti e consulenti Ibm che hanno fatto una profonda analisi sul tema per il sistema Paese.
32 pagine che, partendo dal piano Calenda,
prendono in considerazione i fenomeni tecnologici convergenti e suggeriscono un’architettura di riferimento aperta al fine di
generare all’interno della fabbrica e del settore industriale un’integrazione sia orizzontale e verticale e far crescere il Sistema Paese. Significa
integrare tutti gli anelli della catena della fabbrica – ricerca, sviluppo, disegno, realizzazione e commercializzazione del prodotto fino al collegamento di tutti gli attori dell’ecosistema: distributori, rivenditori e clienti finali stessi.
Tutti anelli della value chain della fabbrica collegati e integrati in modo aperto e sicuro.
Massimo Zocche, Industry & Business Development Manager, Ibm Italia‘L
’Ibm pensiero’ inquadra una rivoluzione di grande portata, la quarta del settore industriale: “
In prima battuta occorre definire il punto di arrivo del percorso che può declinarsi lungo diverse direttrici con un approccio agile. Think big, start small, scale fast: bisogna pensare in grande, partendo da piccoli passi per crescere gradualmente ma scalando velocemente per portare a sistema una leva di competitività fondamentale per il Paese. Occorre inoltre riuscire a replicare esperienze e casi di successo: Ibm lavora sulla fabbrica intelligente dal 2008 e ha fatto molte esperienze sul campo e oggi è in grado di proporre semilavorati per partire veloci con l’esperienza di successo in quel determinato settore, attraverso partner specializzati. Non è un approccio o tutto o niente, ma a step in un processo di crescita veloce in cui la tecnologia è un elemento chiave, al pari di processi, organizzazione e competenze”, afferma Zocche. In concreto dallo scorso 21 settembre, in corrispondenza dell’avvio del Piano Calenda, è partita concretamente l’attività Ibm relativa a Industria 4.0, attraverso la proposta di
un’architettura di riferimento per creare awerness, con una
decina di case study da replicare per dare un contributo fattuale alla crescita del Paese in numerosi settori merceologici di riferimento, con l'obiettivo di realizzarne centinaia in un effetto volano.
Serve però un cambio culturale
Non solo tecnologia però, ma anche cultura e mentalità. “L’aspetto culturale non va per nulla sottovalutato come evidenziato anche dal piano Calenda, che delinea i Digital Innovation Hub - in cui Ibm sta iniziando a fare parte - come punto di raccolta per la trasformazione digitale e individua sette Competence Center – equivalenti ad altrettanti poli universitari. A differenza di qualche anno fa, oggi in Italia c’è la consapevolezza da parte dei grandi e piccoli imprenditori della necessità di abbracciare la trasformazione; probabilmente non c’è chiarezza su come farla. Ibm però c’è, ha vision e strategia, prodotti e competenze. Tutto presentato nel nuovo documento, ponendosi come partner a fianco delle imprese; il services integrator di riferimento per portare valore attraverso le proprie tecnologie e quelle di altri attori del mercato al servizio delle imprese italiane con un approccio inclusivo e aperto per vincere le sfide di competitività a cui sono tutte chiamate”, conclude Cereda.
Una
visione tecnologica, progettuale e metodologica che Ibm presenterà al mercato anche
attraverso un Roadshow sul territorio, in partenza a breve in collaborazione con alcuni partner tecnologici.