La spietata concorrenza nel mondo dello storage non dovrebbe lasciar spazio facilmente a nuovi attori. Invece,
Pure Storage è riuscita in pochi anni (la nascita risale al 2009) a conquistare un certo peso sul mercato e oggi conta su oltre 1.900 clienti nel mondo e 17 in Italia, dove la filiale esiste da meno di due anni.Una parte del merito va nella scommessa, oggi vinta, di
puntare tutto sulla tecnologia all-Flash, che sei anni fa
“Era considerata di nicchia, mentre oggi è mainstream e integrata da tutti i principali vendor, in ritardo rispetto a noi”, rimarca
Matt Kixmoeller,
Vice President responsabile per l’area prodotti.
Certamente, però, molto si deve anche a un modello di business origjnale e aggressivo, al punto da aver suscitato, soprattutto nella concorrenza, dubbi sulla sua sostenibilità: “
Da tempo – riprende Kixmoeller –
i costruttori impongono ai clienti di sostituire i propri dispositivi con nuovi modelli ogni 3-5 anni. Questo non ha senso, poiché per aumentare la capacità occorre innanzitutto utilizzare i terabyte che già si posseggono. Noi, con i modelli FlashArray e la soluzione Evergreen Storage, proponiamo di sostituire gratuitamente i controller e le unità Ssd difettose con modelli più aggiornati, facendo in modo che l’aumento di capacità sia ricondotto al solo acquisto di moduli Flash supplementari”.Con il programma commerciale
Evergreen, dove
il costo di manutenzione non aumenta se i device hanno più di tre anni, e con l’opzione
Forever Flash, dove invece si paga la manutenzione più cara per beneficiare gratuitamente dei controller più recenti ogni tre anni, Pure Storage sfida apertamente la concorrenza, andando oltre il costo puro del prodotto o la scelta tecnologica all’avanguardia, per rendere ancor più evidente come i costi possano essere ridotti e la tecnologia Flash possa rimpiazzare definitivamente quella dei classici hard disk: “
Per qualche anno ha prevalso la convinzione che si tratti di una soluzione più dispendiosa e vada riservata solo alle applicazioni con velocità di I/O rilevanti – spiega Kixmoeller -.
Ma i clienti che hanno acquistato i nostri dispositivi, magari per ospitare dati Sap, Oracle o di business intelligence, hanno potuto fare i conti in modo chiaro e hanno migrato qui anche i dati classici”.
Modello di business indirettoIl mercato italiano sembra ricettivo alle innovazioni introdotte da Pure Storage.
Mauro Bonfanti,
che guida una struttura locale con due sedi (Roma e Milano) e otto persone, ritiene che le prospettive di
crescita siano più che interessanti: “
Nel primo semestre di quest’anno, abbiamo già realizzato un volume d’affari pari a tutto il 2015, quindi possiamo pensare di raddoppiare il risultato dello scorso anno. Abbiamo ragione di ritenere che le aziende prossime al rinnovo tecnologico del proprio storage possano migrare verso la nostra architettura, provando un nuovo modello di business”.
La società lavora con un modello totalmente indiretto e in Italia si affida a tre distributori, ovvero
Systematika, Computer Gross e
Arrow ECS, presiedendo una quindicina di rivenditori, perlopiù con caratteristiche da system integrator.
Fra le novità più recenti, si segnala
FlashBlade, un dispositivo di fascia alta, studiato per aziende che necessitano di alti throughput e basse latenze, soprattutto per gestire alti volumi di dati non strutturati.
FlashArray//m10, invece, lanciato in marzo, è un dispositivo pensato per le medie imprese, che però include molte funzioni presenti anche nei modelli di fascia superiore, come il 99,999% di availability, controllo tramite servizio SaaS (Pure 1) e applicazioni per Android e iOS, capacità di storage effettiva fino a 25 TB, latenza inferiore a 1 ms.