L’iniziativa Cloud28+ di HPE, lanciata in grande stile nel corso del 2015, con l’obiettivo di riuscire a far
convergere attorno a un framework architetturale e di servizio, risorse composite da parte di ISV, reseller, system integrator e service provider, vede oggi un’estensione di quanto sinora proposto con
l’allargamento a uno stack tecnologico più ampio - che include il supporto a HPE Helion OpenStack, Microsoft Azure, Vmware, Ormuco e Docker - e un’ottimizzazione della piattaforma, che integra ora un dashboard che, attraverso analytics, permette un più efficiente discovery delle risosrse accessibili ai clienti, così come un App Center dove è possibile individuare building block applicativi, ready to use.
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Dobbiamo mettere i nostri partner e clienti nella condizione di trarre vantaggio, nel più semplice e rapido dei modi, dalle tecnologie e competenze che i membri del progetto possono condividere", ha affermato
Xavier Poisson Gouyou Beauchamps, vice president for hybrid IT di HPE (nella foto), nel corso dell’evento Cloud 28+di Amsterdam. Viene quindi accelerato il processo di execution cercando di mettere a punto una sorta di sviluppo cloud collaborativo.
Per HP l’unicità di questa iniziativa, come spiegato da
Andrea Monaci, Marketing Director Cloud, di HPE per l’area EMEA: “E' data dalla volontà di realizzare un network di risorse integrate che possano abilitare la creazione di infrastruttura e servizi cloud in modo distribuito in tutta Europa, nella consapevolezza che quanto le aziende richiedono necessita di una convergenza di competenze su tutti i quattro layer di mercato - ISV, reseller, system integrator e service provider – competenze che devono essere cooordinate e standardizzate".
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Agire, globalmente, aggiunge Monaci, per dare delle risposte locali in virtù del fatto che la prossimità di servizio è un valore per tutte le aziende che vogliono investire nel cloud, in tutte le sue declinazioni, pubblica e privata, in uno scenario che si va sempre più configurando all’insegna di una logica ibrida, dove componenti di nuova generazione devono essere integrati e connessi con risorse on premise, anche legacy”.
A questo proposito una survey di
451Research, presentata nel corso dell’evento europeo, rivela che il 74% delle aziende è indirizzato al cloud privato e il 26% al cloud pubblico, un mix tecnologico infrastrutturale che sembra indicare una propensione a condividere esperienze a livello locale, soprattutto per quanto riguarda soluzioni e ambienti verticali.
La proposta di HPE tende a valorizzare la coerenza con norme e leggi all’interno di un quadro europeo ovvero protezione e gestione dei dati in compliance con il diritto e le recenti regolamentazioni UE, molto più stringenti di quelle USA. “Con HPE, dice Monaci, i clienti sanno di potere avere i dati nel paese di riferimento che desiderano, rispondendo in questo modo a una delle priorità oggi all’attenzione degli investimenti aziendali in un’ottica as a service”.
Ad Amsterdam partner e clienti (oltre 1.500 end user, 1000 servizi a catalogo, 225 membri) hanno condiviso le esperienze sinora acquisite e hanno tratto nuovi spunti per sviluppi futuri. Nessuno può avere lo spettro di competenze necessario per dare risposte esaustive al cliente, è il messaggio implicito dell’iniziativa. In definitiva, il meccanismo diffuso e distribuito su cui si fonda Cloud28+, valorizza ed eleva le singole competenze dei partner in una visione multicloud atta a soddisfare servizi che possono essere erogati da una molteplicità di noti operativi su base locale ed europea.