La chiusura dell’anno fiscale di
Red Hat, terminato lo scorso marzo, testimonia della buona salute che gode l’offerta tecnologica del vendor open source nell’ambito enterprise e cloud. Infatti, sono tati
raggiunti i 2 miliardi di dollari di fatturato con una crescita sull’analogo esercizio 2015 del 15%, che si traduce in un +21% al netto dell’oscillazione del dollaro.
"Sono risultati – puntiualizza
Gianni Anguilletti, country manager di Red Hat Italia - che assumono una valenza ancora maggiore se si considerano, da una parte la performance nel cloud - equivalente a un giro d’affari di 400 milioni di dollari ovvero al 20% del business complessivo - e dall’altra l’incremento determinato da nuove sottoscrizioni (+22%)".
L’espansione del business di Red Hat non deriva, quindi, soltanto dall’incremento di investimenti in essere da parte di clienti già acquisiti, ma corrisponde a
un’espansione del business in settori diversificati e a una forte affermazione delle soluzioni tecnologiche abilitanti infrastrutture di nuova generazione.
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Le dinamiche globali si riflettono anche nel nostro mercato, dice Anguilletti. Esiste un certo ritardo nell’adozione di tecnologia di frontiera, ma è un fenomeno del tutto fisiologico”. Il country manager afferma, inoltre, che “l’investimento della componente cloud pubblica, generato da clienti italiani su infrastrutture di data center presenti in altre aree geografiche, è perfettamente tracciabile e viene conteggiato come fatturato locale.
A quando il prossimo raddoppio? A questa domanda Anguilletti risponde ricordando quanto affermato dal CEO Jim Whitehurst una volta raggiunto il primo milardo di dollari. “A chi chiedeva quando saremmo arrivati ai due miliardi di fatturato Whitehurst rispondeva dicendo di non saperlo, ma che il suo vero obiettivo non sono i due miliardi, ma i cinque miliardi. E in tempi ragionevoli, non da qui all’eternità”.
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Il modello open source è il nostro orizzonte di sviluppo, un modello su cui abbiamo un vantaggio che difficilmente altre aziende riusciranno a colmare in tempi rapidi. Se guardiamo ai riferimenti tecnologici che sottendono i driver dell’innovazione non si può non accorgersi dell’attualità dell’open source. Pensiamo al cloud e troviamo OpenStack, pensiamo al Big Data e troviamo Hadoop, pensiamo al mobile e troviamo Android. L’open source ha contaminato tutti gli sviluppi più recenti”.
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I risultati del 2015 premiano la completezza funzionale dell’offerta, in grado di aiutare i clienti a consolidare l’ambiente enterprise permettendo loro di introdurre elementi architetturali, di orchestrazione e di sviluppo cloud in un‘ottica di computing ibrido con una logica di apertura e flessibilità, dice Anguilletti. Dal sistema operativo alla virtualizzazione server e storage in ambiente KVM,VMware o Microsoft per arrivare a framework per lo sviluppo di applicazioni mobile e a componenti come OpenStack e OpenShift, il tutto consolidato dall’estensione di strumenti di automazione in logica DevOps, oggi disponibili grazie alla recente acquisizione di Ansible”.
Decisiva anche l’affermazione nel segmento telco dove la piattaforma OpenStack si rivela essere uno degli assi portanti per tutti coloro che volgiono fare evolvere le proprie iniziative cloud. “
E’ il caso di Fastweb e Vodafone in Europa e la partnership con Verizon negli Stati Uniti. Quest’ultima è andata in produzione con OpenStack in 5 data center. Nel moemnto in cui decolleranno questo itpo di implementazioni, l’accelerazione su questo tipo di tecnologia sarà ancora più evidente. La centralità della nostra offerta nell’evoluzione del cloud è peraltro testimoniata dalla disponibilità dello stack tencologico nei servizi a catalogo delle piattaforme di provider pubblici come AWS, Google e Microsoft Azure”.
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Le direttrici strategiche di sviluppo sono coerenti con le esigenze di molteplici organizzazioni che adottano un approccio bimodale all’IT. Da una parte di fornire quelle caratteristiche di affidabilità, resilienza e performance a costi ragionevoli per la continuità nell’esercizio di applicazioni-servizi tradizionali, tipicamente mission critical, dall’altra, conclude Anguilletti, infrastrutture che possano garantire flessibilità, agilità, rapidità e innovazione per il rilascio di servizi di nuova generazione coerenti con le opportunità di business attuali”.