"Bentornati alla prima Partner Conference, la prima nella veste di Hewlett Packard Enterprise”, così
Paolo Delgrosso dà il via alla due giorni riminese dedicata ai partner, a un anno di distanza dalla precedente che ha visto il management italiano presentare la strategia aziendale di scissione della allora HP in due realtà indipendenti, delineata ancora prima da Meg Withman a livello mondiale.
Un primo momento di bilancio di fronte a oltre 500 partecipanti a sei mesi dall’effettiva separazione delle due aziende oggi più focalizzate sui rispettivi business: da una parte
HPE che indirizza tutto ciò che concerne il mondo data center, dall’altra HP orientata al mondo del computing e delle stampanti. Un’occasione per
approfondire ulteriormente gli scenari tecnologici indirizzati dalle quattro aree di trasformazione al centro della strategia HPE. E
se lo slogan della scorsa edizione è stato “Accelerating Next” con un concetto di accelerazione che permea tutto a partire dalla
nuova HPE, una vecchia startup di 75 anni che si è rinnovata per guidare le aziende nel futuro, quello dell
’edizione attuale recita
‘Insieme vinciamo’ (la traduzione italiana), a sottolineare il
senso di appartenenza da trasmettere ai partner riuniti all’appuntamento.
Stefano Venturi, Corporate VP e Amministratore Delegato Gruppo Hewlett Packard EnterpriseE’
Stefano Venturi, Corporate VP e Amministratore Delegato Gruppo Hewlett Packard Enterprise in Italia a inquadrare il momento di mercato ai partner in platea, non prima di avere fatto un
incitamento all’azione: “C’è il valore aggiunto in tutto quello che stiamo facendo e nei temi che discutiamo qui. Quello di HPE come vendor che si è reinventato come startup innovativa, e il vostro, quello di partner con cui intraprendere un grande viaggio di innovazione”.
Venturi racconta di una
grandissima transizione di mercato in atto.
La più grande rivoluzione da quando esiste il World Wide Web a metà degli anni 90 - non Internet che già esisteva ed era ad appannaggio di accademici e militari - ma quella che ha disintermediato le persone e le informazioni. Tante aziende sono fallite e tante sono nate.
A questa rivoluzione ha fatto seguito quella del Web 2.0, a metà del 2000 e del 2010, quella del social network e del marketing partecipativo, della disintermediazione dell’accesso tra le persone. E così un’altra ondata di aziende fallite e di altre affacciatesi al nuovo mondo.
“Oggi è tempo di una nuova rivoluzione, che va compresa e abbracciata. Si assiste a una tempesta perfetta che rivoluzionerà il modo di fare business e le economie, in cui alcune forze propulsive stanno convergendo: il cloud computing – se ne parla da anni ma finalmente sta arrivando: potenza elaborativa illimitata per tutti, in cui la dimensione non è più importante: centinaia di milioni di menti che avranno a disposizione la stessa potenza di calcolo che hanno le corporation; IoT o IoE - ogni oggetto e persona è un sensore che mette in rete i propri dati, miliardi di sensori da correlare, terminazioni nervose di ciò che avviene sul pianeta; il software di analisi dei Big Data, siamo solo all’inizio ma tutto ciò stravolgerà il modo in cui si interpreta e correlano gli eventi in tempo reale e si analizzano i dati per trarre valore per il business - chi usa queste cose avrà i superpoteri; i robot - per la prima volta l’automazione esce dalla fabbrica e viene da noi. Robot che vengono verso le persone. Robot applicati alla medicina, alla casa, in ogni ambito.” Quello delineato da Venturi è
uno scenario denso di opportunità, dagli orizzonti applicativi straordinari e illimitati che deve necessariamente essere colto: “Siamo di fronte a un’accelerazione straordinaria che sta avvenendo adesso. Non possiamo trascurare tutto ciò, come aziende e come cittadini di questo mondo, in cui il lavoro secondo noi cambierà e aumenterà, convertendosi anche in nuove professioni. E i sistemi educativi aziendali e nazionali dovranno cambiare, in una logica di life-long learning”.
Chi non lo fa rischia di stare fuori. Gli esempi fioriscono, alcuni stanno già procedendo in questa direzione.
HPE vuole guidare questo processo, mettendo a disposizione le soluzioni per abilitare questa rivoluzione nelle aziende
attraverso le quattro transformation area, in cui HPE sta convogliando i principali investimenti.
Le quattro aree di trasformazione dell’Idea Economy
Come già ampiamente descritto,
sono quattro le transformation area strategiche su cui si concentra HPE:
Trasformare l’IT dei clienti con infrastrutture ibride – l’area più strategica:
“Varie le fasi del processo di trasformazione. Oggi i clienti hanno tanti silos in cloud presso diversi fornitori. C’è chi ha architetture obsolete e costose che tenderà a portare tutto in cloud, per poi ritornare indietro a infrastrutture ibride con data center aperti costituiti da piattaforme federabili. HPE vuole creare la Smart Grid dei data center, una rete di data center ibridi federabili in modo da scambiarsi ed eliminare la capacità residua dei data center. Per fare ciò oggi mette in campo Moonshot ma presto sarà la volta di The Machine, che abbatterà drasticamente la complessità e i costi delle macchine. Con il sogno di realizzare l’Application Store Enterprise’; Proteggere l’impresa digitale, attraverso la security - la vita digitale va protetta in modo predittivo. "
Siamo i primi che abbiamo applicato il software di Big Data analytics alla sicurezza";
Potenziare le aziende data driven con l’analisi dei Big Data, attraverso l’analisi e la lettura dei dati;
Abilitare la produttività del posto di lavoro moderno, in mobilità:
“Il worplace moderno deve diventare più produttivo.”
Tutte aree che
abilitano le piattaforme per l’economia del futuro, quella definita da HPE l’Idea Economy, l’Economia delle Idee:
“Oggi ogni persona con una grande idea può fare una grande impresa, in tempi veloci e con risorse anche limitate. L’idea conta di più dei grandi investimenti ed è fondamentale”. L’idea unica dei partner a cui Venturi si rivolge. Partner, che sono al centro della strategia aziendale.
I primi sei mesi della nuova HPE post scissione sono andati molto bene secondo il manager. Un processo già interiorizzato da clienti e partner.
E il nuovo logo aziendale abbraccia tutti: la nuova HPE e i partner: “Il nuovo logo è qui presente ovunque e ci contraddistingue: si presta a tanti giochi, richiama il green e rappresenta una cornice da riempire insieme con il valore, perché solo insieme si fanno le grandi opere. Ognuna diversa dall’altra. I business partner per HPE sono quindi sempre più fondamentali: HPE realizza tecnologie per soluzioni ritagliate sulle esigenze diverse dei clienti, non si può pensare di fare le cose in serie. E i partner creano le proprie opere uniche in un quadro di insieme per accelerare verso il futuro”.
Il valore aggiunto: le aree di focalizzazione in Italia
Venturi scende ancora più nel concreto indicando
le principali aree di focalizzazione su cui HPE intende portare valore aggiunto in Italia con i partner.
Tra le aree di maggior focalizzazione su cui la filiale italiana sta lavorando - anche se il tema della trasformazione digitale è trasversale e impatta su tutti i settori merceologici - vi è quello dell’
industria 4.0: “L’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa con un’incidenza sul Pil che è passata dal 20% al 16%. Dobbiamo entrare nelle fabbriche e innovarle con l’aiuto dei partner. Abbiamo l’opportunità di espanderci nuovamente e innovare facendo leva sulle pratices di Smart Manufacturing, per rendere la fabbrica più produttiva, traendo valore aggiunto dagli asset principali, combinando la sensoristica dell’IoT con l’analisi dei Big Data, per tenere sempre teso il nastro ideale del ciclo di produzione”. In Germania HPE sta facendo un grosso lavoro in partnership con il governo locale; lavora inoltre su
progetti europei e in Italia vanta un centro di Competenza a Cernusco sul Naviglio con competenze specifiche sull’ IoT con l’obiettivo di
influenzare questo paese a livello manufacturing. Si è già mossa a livello di
Mise, Confindustria e di imprenditorialità italiana:
“Rileviamo molto interesse sul tema della fabbrica digitale; il livello di automazione nelle fabbriche italiane è elevatissimo per ragioni storiche, per sopperire alla mancata flessibilità del mercato del lavoro italiano gli imprenditori hanno investito moltissimo in tecnologia. Una base molto forte di sensori che devono essere messi in rete attraverso le soluzioni software, gli aggregatori, il nostro centro competenza europea di virtualizzazione delle reti e dei data center a Milano. Una grande opportunità da cogliere. Se vogliamo entrare nelle fabbriche e innovarle, però dobbiamo farlo con voi partner per portare valore aggiunto.”Claudio Bassoli, Vice President Enterprise Group, Hewlett Packard EnterpriseNel mirino di HPE anche le
Smart Cities:
“Vogliamo avviare in Italia collaborazioni con alcune città, aprendo delle sorte di lab sperimentali in cui gli attori che gravitano intorno alle città e i partner possano sperimentare le tecnologie. HPE ha una grande tradizione software di gestione delle grandi reti di telecomunicazioni, le service delivery platform che gestiscono le reti dei grandi carrier di telecomunicazioni mondiali. Queste piattaforme possono essere le basi per le smart cities. E noi siamo pronti a farlo anche in Italia come già accade in altri Paesi, aggiungendo a tutto ciò la gestione della sensoristica (IoT) e l’analisi dei Big Data per lavorare sulla gestione intelligente e sulla sicurezza delle città”.
Software di analisi di Big Data che si applica anche in altri ambiti, per esempio alla r
icerca scientifica farmaceutica:
“Stiamo partendo con un programma di ricerca scientifica farmacologica. Lavoreremo con centri di ricerca italiani e replicheremo ciò che è già stato fatto nel mondo nella genetica avanzata utilizzando i sofware di correlazione di HPE. Siamo alla ricerca di partnerhip per lavorare sulla parte interpretativa. E’ una partita molto stimolante, abbiamo casi molto interessanti da mutuare. Come sempre non possiamo farlo da soli, vogliamo farlo coi partner per creare valore aggiunto”.
Nel mirino di HPE in Italia c’è anche il
settore finanziario: “Oggi il sistema bancario è sotto stress; le banche vengono disentermediate, per esempio dalle fintech – financial technology company – ApplePay, PayPall Bitcoin, …. Hanno un enorme problema di trasformazione, devono avere meno filiali e più servizi tecnologici che portano guadagno. Le loro infrastrutture tecnologiche esistenti non lo permettono. Anche in questo mercato c’è quindi un’enorme opportunità di portare piattaforme aperte, federabili e ibride. E qui insieme possiamo fare un lavoro straordinario”.Per l’ambito delle
telco, attraversato dall’ondata della network function virtualization, la virtualizzazione delle funzioni di rete,
HPE vanta in Italia un grande centro Emea di virtualizzazione a cui fanno riferimento le country europee per offrire alle telco e a tutti coloro che hanno grandi reti complesse le caratteristiche di
network function virtualization; "non solo software per togliere complessità dalle reti esterne e portarla al centro ma anche i servizi”.Non ultimo il mondo retail ricco di opportunità, dove siamo solo all’inizio:
“HPE attraverso le soluzioni Aruba può fornire caratteristiche di geolocalizzazione/geomarketing a chi dispone di grandi campus, a costi marginali senza dover cambiare le infrastrutture di rete, al fine di localizzare i clienti e personalizzare per esempio le pubblicità. Sempre con Aruba siamo in grado di sostituire interamente campus fisici rendendoli completamente wireless, abbattendo costi costi, liberando risorse e fornendo flessibilità”.
Innovare il PaeseHPE, inoltre,
vuole portare le propria innovazione sia in sede istituzionale sia nella società civile. In Italia ha abbracciato
la onlus irlandese Coderdojo che eroga corsi di
programmazione gratuita con un linguaggio a oggetti a bimbi e ragazzi ( dai 6 ai 14 anni) per insegnare loro come sviluppare il software.
“Vogliamo contribuire all’alfabetizzazione del paese, creare cittadini di domani più digitali e consapevoli del valore della tecnologia. Nel 2015 HPE attraverso i tre centri Coderdojo a Milano, Roma e Bari ha erogato oltre 4500 ore in aula e quest’anno punta a raddoppiare, e perché no, a triplicare i corsi. Collabora inoltre con il Miur per diffondere anche l’educazione degli insegnanti. E poi c'è il volontariato attraverso i dipendenti finanziato da HPE che l’anno scorso ha visto l’erogazione di circa 14.300 ore per un esborso finanziario di circa 700 mila euro con l’obiettivo di raddoppiare quest’anno. Facciamo tutto ciò perché pensiamo che se si riuscirà a creare più consapevolezza nel Paese di domani sarà un bene per tutti; saremo più competitivi e ci si focalizzerà al valore aggiunto”.
Per finire…
il nuovo motto aziendale che esprime tutta l’essenza della strategia societaria:
‘Togheter, we win the righ way’. La nuova HPE vuole
lavorare insieme, come squadra interna e all’esterno con i partner per vincere e dare maggiore valore aggiunto ai clienti. "
Essere vincenti e fare più business nel modo giusto, con etica tra noi e voi, evitando scorciatoie e dando esatte mante quello che serve ai clienti”, conclude Venturi.
E’ da qui che riparte la nuova HPE, ovviamente con i partner.