Bail in, in ballo 217 miliardi di obbligazioni bancarie

Arriviamo impreparati a questo appuntamento con le nuove regole europee e corriamo il rischio, come sistema Paese, di pagare un conto salato, sottolinea il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.

Autore: Redazione ChannelCity

L’entrata in vigore delle nuove regole europee sulla risoluzione delle crisi bancarie, quello che ormai tutti chiamano Bail in, è una minaccia soprattutto per le obbligazioni emesse dagli istituti di credito che ammontano a 217 miliardi di euro.
E’ quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, secondo cui i le emissioni di bond bancari sono scese nell’ultimo anno, da settembre 2014 a settembre 2015, di 72,7 miliardi (-25,11%) passando da 289,6 miliardi a a 216,9 miliardi.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia, si tratta di un mercato già in forte contrazione: le obbligazioni degli istituti valevano 381,9 miliardi alla fine del 2012 e 352,4 miliardi alla fine del 2013. In quasi tre anni si è registrata una diminuzione delle emissioni per 165,04 miliardi (-43,21%).
Il nuovo impianto sui salvataggi delle banche prevede in ultima istanza l’attivazione del bail in, vale a dire il contributo “interno” al ripianamento delle perdite di titolari di azioni, obbligazioni e conti correnti con saldo superiore a 100.000 euro. La novità più insidiosa è proprio quella relativa alle eventuali perdite per i possessori di bond; gli azionisti comprano capitale a rischio per definizione, mentre per quanto riguarda i depositanti, il loro contributo è previsto solo in ipotesi più estreme. Diverso il ragionamento per i bond, che verrebbero chiamati a dare un contributo, in particolare con la conversione in azioni.
Non tutte le categorie di titoli obbligazionari, secondo le nuove norme, verrebbero sottoposti alla procedure di risoluzione: alcuni tipi, tra cui le cosiddette covered, sono equiparate ai depositi fino a 100mila euro e quindi godono di una protezione maggiore. Tuttavia, queste emissioni, nel loro complesso, potrebbero subire un contraccolpo
Le obbligazioni bancarie sono uno strumento fondamentale per la raccolta di denaro da parte degli istituti e quindi per l’attività di prestiti sia alle famiglie sia alle imprese. Negli ultimi anni, le operazioni di rifinanziamento a lungo termine da parte della Banca centrale europea hanno ridotto, in quanto meno necessario, il ricorso alle emissioni obbligazionarie da parte delle banche. In futuro, però, gli istituti potrebbero aver bisogno di mezzi diversi di approvvigionamento rispetto a quelli offerti in questi mesi dalla Bce. Tuttavia, il nuovo assetto regolatorio sulle risoluzioni delle crisi creditizie potrebbe disincentivare l’acquisto di questi strumenti da parte della clientela bancaria, facendo venir meno un importante strumento di raccolta. Tutto ciò con conseguenze pericolose sul versante dei finanziamenti.
“Arriviamo impreparati a questo appuntamento con le nuove regole europee e corriamo il rischio, come sistema Paese, di pagare un conto salato: le risoluzioni delle crisi bancarie, che possono essere definiti fallimenti pilotati, hanno un impatto sulla fiducia dei clienti che, in prospettiva, può azzoppare la raccolta di liquidità da parte delle banche con effetti a cascata sui prestiti. Per quanto riguarda i casi delle banche salvate dal governo e dalla Banca d’Italia, è opportuno sottolineare come in futuro non deve migliorare solo il livello di informazione ed educazione finanziaria, ma anche l’etica e i comportamenti di chi maneggia il denaro degli altri”, commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.

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