Tra l’incremento delle applicazioni di AI e storage da un lato e la necessità di ridurre l’impatto ambientale dall'altro, il mercato data center è al centro di molte sfide. Jean-Pierre Tournemaine, General Manager di Vertiv France, delinea la sua prospettiva per l'evoluzione del settore
Autore: Redazione ChannelCity
Oggi il mercato europeo vede crescere in modo significativo gli investimenti nei data center. Si parla di una capacità attuale di 6,9 gigawatt complessivi ma con ulteriori piani di sviluppo che porteranno 7,4 gigawatt aggiuntivi con i nuovi progetti in pianificazione. I mercati francese, inglese e tedesco sono già maturi ma quello italiano dimostra una grande dinamicità con una importante crescita. Milano dispone già oggi di 108 megawatt (con altri 91 megawatt in sviluppo) mentre Roma sta cercando di rispondere a una forte domanda ed è in fase di sviluppo e, secondo gli specialisti di Vertiv, il mercato potrebbe letteralmente raddoppiare nei prossimi anni.
La crescita è prima di tutto legata alla proliferazione dei dati. Nel 2020 sono stati prodotti in tutto il mondo 64 zettabyte (ovvero un trilione di miliardi di bit). In quel periodo, si stimava che entro il 2025 avrebbero potuto essere prodotti 180 zettabyte di dati in tutto il mondo, una cifra che, complice l’inizio della crisi sanitaria e senza conoscere gli effetti legati all’accelerazione dell'intelligenza artificiale (AI), è stata con molta probabilità, parecchio sottovalutata.
Anche le applicazioni legate all’AI stanno infatti avendo un forte impatto sui data center. Le strutture esistenti non sono state dimensionate correttamente per poter supportare l'implementazione diffusa del calcolo ad alte prestazioni richiesto per l'AI. Di conseguenza, sempre più organizzazioni si orientano verso la realizzazione di nuovi data center o per ristrutturazioni su larga scala delle infrastrutture esistenti.
Parlando delle aree di ubicazione sappiamo che, tradizionalmente, i più grandi mercati di data center in Europa sono stati spesso legati alle città di Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi. Le server farm sono state installate lì per essere vicini alle più grandi arterie di comunicazione ma anche alla più alta richiesta di dati e al maggior numero di abitanti. Oggi però i data center si stanno sviluppando nelle città dell'Europa meridionale come Milano o Madrid per Italia e Spagna, mentre in Francia le città di Marsiglia e Bordeaux stanno assistendo all'arrivo di un numero sempre maggiore di data center.
La prima conseguenza di questa delocalizzazione è la moltiplicazione delle cosiddette ‘landing station’, i punti di arrivo dei cavi sottomarini che rappresentano le arterie del sistema di comunicazione. Questi hanno bisogno di data center che li ‘ospitino’ e, i clienti che hanno bisogno delle informazioni che transitano lungo queste reti andranno a collocarsi presso questi stessi data center per essere il più vicino possibile a queste importanti arterie di informazione. In secondo luogo, riducendo le distanze è possibile guadagnare qualche microsecondo, che per alcune applicazioni può risultare prezioso, posizionandosi vicino agli utenti finali. Di conseguenza, si ritiene che si continueranno a realizzare data center edge più piccoli e vicini agli utenti.
Con la proliferazione dei data center poi, la rete elettrica dovrà supportare l'energia necessaria. Gli operatori si metteranno quindi alla ricerca di nuovi siti in cui sia disponibile l'energia elettrica, piuttosto che cercare di saturare il traffico nelle città principali. C'è anche una logica economica: il prezzo al metro quadro è più conveniente nelle periferie delle capitali e nei paesi adiacenti.
Ma quale impatto avrà la proliferazione dei data center sulla domanda di energia?
In Vertiv si ritiene che, mentre la quantità di dati e la potenza di calcolo richiesti aumentano in modo esponenziale, questo non dovrebbe necessariamente impattare anche sul bisogno di energia richiesta dai data center. In effetti, le infrastrutture stanno diventando sempre più efficienti. L'obiettivo è garantire che il consumo di energia non segua la curva di crescita dei dati e i data center diventeranno più compatti ed efficienti migliorando il loro indice PUR (Power Usage Effectiveness).
I sistemi di raffreddamento, che rappresentano gran parte del consumo energetico dei data center, poi dovranno essere migliorati. Devono diventare sempre più efficienti con, ad esempio, l'adozione di sistemi di raffreddamento a liquido che sono già disponibili sul mercato. Secondo la società di analisi Dell'Oro, questo mercato dovrebbe valere 2 miliardi di dollari entro il 2027 con una crescita annua di oltre il 20 percento!
Un ulteriore fattore di efficienza è costituito dalla tolleranza dell'hardware al calore, che si è evoluta notevolmente. Un tempo, le sale di hosting non dovevano superare i 20-21°C. Oggi, per alcuni operatori, la tolleranza al calore delle infrastrutture hardware è piuttosto alta e può arrivare fino a 27°C e oltre. In futuro, questo grado tolleranza continuerà ad evolversi e i server saranno in grado di resistere a temperature ancora più elevate.
L’High Performance Computing (HPC) ha cambiato poi il nostro mondo praticamente da un giorno all'altro e l'infrastruttura digitale critica ha l’arduo compito di tenerne il passo. Vertiv è tra le aziende che si impegnano maggiormente a rispondere a questa sfida e a dare l'esempio, in particolare dove tecnologia e sostenibilità si intersecano. Ciò include l'espansione dell'uso di energie alternative, reti intelligenti, reti ibride e progetti innovativi di data center per fornire soluzioni affidabili ai clienti, riducendo al contempo gli impatti negativi sul nostro pianeta. In conclusione, il settore del data center continuerà a evolversi per fornire soluzioni dinamiche e innovative necessarie per supportare le sfide in continua evoluzione delle imprese e Vertiv, in qualità di fornitore globale di soluzioni per le infrastrutture digitali critiche e le soluzioni di continuità, continuerà a essere partner attivo per supportare le strategie di business dei propri clienti.