Marco Fanizzi, da
tre anni e mezzo è
alla guida della filiale di Emc in Italia,
fa un bilancio, mentre
sta già redigendo il prossimo piano triennale, forte di una situazione aziendale che negli anni è cambiata favorevolmente.
“La mia avventura come AD di Emc Italia è iniziata forse un po’ in sordina e con un po’ di incoscienza. Il momento non era certo favorevole. L’Italia era avvolta da uno tsunami negativo, con la reputazione e gli indicatori economici ai minimi storici, l’Expo era solo un buco nero e la situazione mondiale non era molto più rosea. Nel solco della filosofia di Emc, capace di guardare avanti e cogliere le innovazioni, ho impostato un cammino di crescita su vari fronti – sviluppo e qualità delle persone, fatturato, modello di go-to-market… facendo leva sugli elementi positivi e tenendo sempre come filo conduttore il tema del made in Italy, che ci caratterizza in tutto il mondo,” racconta in un recente incontro.
L’impostazione data dal manager alla filiale italiana ha innescato un trend positivo di crescita:
“E mentre i numeri ottenuti ci stanno dando ragione da tutti i punti di vista, nel giro di quattro anni siamo anche passati dalla 18esima posizione alla attuale 3a in termini di Great Place to Work, a testimonianza del forte valore dato all’asset persone”. Marco Fanizzi, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Emc Italia Un disegno italiano, che si colloca all’interno di una strategia mondiale, che ha visto il vendor trasformarsi nel tempo, facendo tesoro di ciò che ha costruito nel passato per
giocare un ruolo da protagonista nel futuro. Da
player di riferimento in ambito hardware focalizzato sulla componente storage, infatti,
oggi Emc ha via via assunto il ruolo di vendor che realizza oltre il 40% del proprio fatturato sul software, fatturato che a livello mondiale è cresciuto dai
14,8 miliardi di dollari di cinque anni fa ai 24,4 dell’ultimo esercizio. Come spiega Fanizzi,
l’architettura messa in campo da Emc è e sarà sempre più Software driven – e Software defined – con il software che consente di virtualizzare e far funzionare i data center in modo trasparente, base per analizzare e utilizzare i dati come fattore competitivo abilitante il business.
“Vogliamo guidare la trasformazione digitale delle aziende con l’implementazione di processi di automazione dei data center attraverso il software,” afferma.
Quattro i pilastri innovativi portanti della proposizione societaria –
mobile, cloud, big data e analytics -
al centro anche del nuovo piano triennale italiano – su cui fa leva la
Federation, che combina in modo sinergico Emc, Vmware, Pivotal, Rsa e Vce. “La Federation è la risposta migliore che si può dare ai quattro trend emergenti ed è anche uno degli elementi differenzianti rispetto alle aziende concorrenti perché ci permette di modificare il modello di business in modo agile e veloce come richiesto dai tempi moderni. Oggi è il consumer a guidare i comportamenti delle aziende: bisogna avere velocità completamente diverse dal passato, i cambi di release non richiedono più giorni ma ore così come la gestione dei dati”.
Fanizzi entra nel dettaglio della Federation:
Vmware rimane a tutti gli effetti nella compagine (erano insistenti le voci di una separazione), e
Pivotal, “
esempio di un’acquisizione riuscita nella direzione dei trend emergenti, continua a riportare crescite bulgare e vanta già delle referenze interessanti”, mentre
Vce, oggi diventata
business unit tutta di Emc in poco più di due anni ha superato il miliardo di fatturato e, al momento,
sembra non risentire dell’uscita di Cisco dal gruppo, anzi,
“forse è più facile andare sul mercato”.
Oltre alla Federation,
altro elemento distintivo rispetto al panorama competitivo citato da Fanizzi
è il fatto di essere un’azienda unicamente tecnologica: “
Siamo fornitori di tecnologie - è un punto fermo. La parte relativa ai servizi la lasciamo all’ecosistema dei partner, non come altri competitor che ce l’hanno in casa e creano inevitabilmente confusione sul mercato”. Per mantenere alto questo focus
Emc investe ogni anno l’11% del proprio fatturato in ricerca&sviluppo e la stessa quantità di soldi in acquisizioni.
L'
ecosistema dei partner sono un
altro elemento di attenzione della filiale italiana, sempre sulla scia della strategia aziendale mondiale, che negli anni ha spostato sempre di più il proprio baricentro su un modello di go-to-market indiretto.
Se nel 2011 la contribuzione dell’indiretta, infatti, era pari al 40% nel 2013 ha raggiunto il 70% con l’obiettivo di
allinearsi a breve alla quota dell’80%.
“Il lavoro di qualificazione sulle persone ha riguardato non solo i profili interni ma anche i partner, a cui abbiamo chiesto e dato molto. Quello dei partner è un mondo in forte trasformazione e ibridazione – non ci sono più i puristi della rivendita o della system integration - i confini diventano più labili ed estesi – ed Emc li aiuta in questo processo di cambiamento verso i nuovi paradigmi tecnologici”, afferma Fanizzi.
Il mobile fa da traino
Fanizzi declina
i pilastri innovativi seguiti dalla Emc per abbracciare il futuro in modo coerente e vincente.
“La trasformazione digitale è un’opportunità enorme che bisogna assolutamente cogliere”. In questo contesto, secondo Fanizzi,
l’esplosione del mobile ha fatto da traino a tutti gli altri trend: “Un fenomeno partito dal basso, dal consumer. Di fatto, gli utenti hanno condizionato l’evoluzione del mercato spostando il fenomeno dal mondo consumer a quello business, spostando il focus dalla sfera personale a quella professionale. Solo qualche anno fa era impensabile ipotizzare uno sviluppo così esplosivo delle applicazioni mobili per un utilizzo aziendale, in settori con dati e applicazioni sensibili come per esempio quello bancario. Oggi non è più così”, dichiara.
L’
accelerazione del mobile ha generato
un’enorme mole di dati in rete e nei data center, con conseguente
problematiche di allocazione, gestione e trattamento dei dati, che hanno favorito l’
evoluzione di Cloud Computing, Big Data e Analytics. Se
il cloud è una direttrice tracciata da
Emc che predilige un approccio ibrido - un modello di delivery dell’IT che tiene conto dei picchi di necessità e che consente ai clienti di decidere di stare fuori o dentro il data center e di avere anche la possibilità di spostare le proprie applicazioni da dentro i data center a fuori e viceversa -
il Big Data si occupa di gestire l’enorme mole di dati – strutturati e non. E
dietro l’angolo stanno accelerando e imponendosi al mercato i weareable device, l’IoT e l’automotive, grandi generatori di dati. Dati che attraverso
gli Analytics possono essere analizzati, incrociati e correlati al fine di trasformarsi in informazioni utili al business:
“Gli Analytics sono l’evoluzione della Business Intelligence di un tempo che diventa rapida, integrata e real-time”. Ed ecco tornare a bomba il tema della
velocità, che con la flessibilità e l’agilità sono alla base dei paradigmi moderni. E in chiave evolutiva vanno concepiti anche i componenti infrastrutturali, a partire dallo
storage, che per Emc oggi trova la sua espressione più innovativa nella
tecnologia Flash XtremIo. “Un’acquisizione che ha avuto ritmi di crescita mai riscontrati fino ad oggi. Nel primo anno abbiamo fatturato quasi mezzo miliardo di dollari, e conquistato il 52% di market share”. A detta di Fanizzi, si tratta di
un vero e proprio salto tecnologico che cambia la logica della gestione dello storage favorendo risparmi di 10 volte inferiori, con una elevata riduzione di consumi e spazi. In quest’ambito Emc porta avanti una politica aggressiva sul mercato, dove
la competizione è molto accesa:
“Un buon segnale per tutto il mercato: se c’è fermento è un fatto positivo per tutti, si innesca un meccanismo virtuoso che aumenta le performance di persone e aziende”.
Il triennio che verrà
Fanizzi è convinto che
le premesse per impostare un triennio positivo ci siano tutte. Per questo 2015
l’obiettivo è quello di crescere a doppia cifra, spingendo l’acceleratore sui quattro megatrend citati dove giocare un ruolo di primo attore. L’idea è quella di
favorire processi di sviluppo con al centro le esigenze del cliente.
“Le aziende big 50 devono cambiare le proprie infrastrutture per competere in contesti internazionali. Quelle che sono riuscite a innovare finora e fare il salto sono quelle che hanno visto nell’IT un abilitatore e acceleratore di business e avviato processi di internazionalizzazione, approfittando anche del cambio favorevole euro-dollaro. Le aziende enterprise e il mid market devono accelerare per non rimanere fuori dai giochi. A loro vogliamo proporre use case, modelli di business e best pratices da replicare”. E poi ci sono
le persone,
“che sono quelle che fanno accadere le cose”. Entro il triennio
l’organico aziendale che oggi conta oltre 500 persone dovrebbe portare a bordo circa 50 persone: “un’iniezione di sangue fresco ma fortemente preparato”. Lobiettivo è quella di
inserire in organico laureati (informatici e ingegneri) con una mente più elastica e
avvezzi alle nuove tecnologie, capaci di influenzare il business,
ma anche i tanto ricercati
Data Scientist – figure un po’ destrutturate di formazione universitaria, con un briciolo di spregiudicatezza e vena artistica, che hanno già maturato un’esperienza in una “Big 5”.
La
nuova scommessa di Fanizzi è partita: Il triennio è iniziato e le attività fervono.