Rispetto a un anno fa il numero di MSP italiani che fatturano tra i 500.000 euro e 1 milione di euro è passato dal 31% al 43%. Il 46% dei fornitori di servizi gestiti continua, però, a contare meno di cinque dipendenti. Questi alcuni dei dati emersi dal Report 2022 realizzato da Achab, che a tutti i Managed Service Provider dà appuntamento a Riccione il prossimo 10 giugno per la quinta edizione di MSP Day
Autore: Claudia Rossi
Si terrà il prossimo 10 giugno al Palazzo dei Congressi di Riccione la quinta edizione di MSP Day, l’evento organizzato da Achab e interamente dedicato ai Managed Service Provider italiani o a chi aspira a diventarlo. L’appuntamento torna in presenza confermando la volontà di essere il principale punto di incontro dell’intera comunità MSP, cui vuole offrire non solo una panoramica sull’attuale offerta di mercato, ma soprattutto contenuti a valore su cui ragionare e l’opportunità di fare networking.
Una trentina gli sponsor dell’evento, tra cui Acronis, Citrix, DataCore, Datto, MalwareBytes e WatchGuard, cui vanno ad affiancarsi realtà più piccole, ma fortemente innovative come Cybertrap e ThreatLocker. “Un parterre ottimo come quantità e qualità” commenta Andrea Veca, Ceo di Achab, che prosegue: “Oggi in Italia il modello MSP è ormai consolidato, ma i Managed Service Provider puri sono ancora pochi. Molti lavorano ancora in modalità reattiva, come fornitori di servizi dalla fatturazione oraria. Il modello MSP applica una logica completamente diversa: prevede canoni fissi e spinge gli operatori ad avere un approccio proattivo per minimizzare le problematiche tecnologiche dei clienti”.
Interessante la fotografia scattata al mercato con l’annuale Report promosso da Achab, un’indagine che ritrae lo stato degli MSP italiani e offre importanti indicazioni sulle sfide che stanno affrontando.
Innanzitutto, è confermato il trend che negli ultimi due anni vede diminuire il numero di microaziende e aumentare il numero di aziende più strutturate. Rispetto a un anno fa il numero di aziende che fatturano tra i 500.000 di euro e 1 milione di euro è passato dal 31% al 43%. Il 46% di queste realtà continua, però, a contare meno di 5 dipendenti.
L’85% degli MSP italiani offre servizi a studi professionali. Percentuale analoga per chi conta tra i propri clienti aziende operanti nel settore della produzione. In generale, specializzarsi in un settore è ritenuto importante per incrementare la propria efficienza operativa: questa scelta permette, infatti, di offrire lo stesso pacchetto di servizi a più clienti.
L’MSP tipico dedica alla formazione tra il 6 e il 10 % del suo tempo. Gli argomenti che approfondisce sono soprattutto legati alla cybersecurity, ai prodotti utilizzati e all’organizzazione dei propri processi aziendali. I suoi principali problemi riguardano il reperimento di personale tecnico, la mancanza di risorse, l’efficienza aziendale, l’organizzazione di un workflow per l’helpdesk, la generazione di lead e i tempi di risposta dei fornitori.
A livello generale, si confermala tendenza che li vede sempre più spesso abbandonare il modello di business reattivo o break/fix (24% degli operatori interpellati) in favore di un modello basato sull’erogazione di servizi IT gestiti a fronte del pagamento di canoni ricorrenti (61% delle realtà intervistate). Gli interventi presso il cliente cedono il passo a sistemi di controllo remoto e piattaforme RMM, e cresce, anche se moderatamente, il numero degli MSP che usa strumenti PSA (Professional Software Automation) per la gestione del ticketing.
Nel 2021 il 60% degli MSP ha dichiarato di aver aumentato il proprio fatturato. Il 54% di questi ha affermato di averlo aumentato oltre il 10%. Le stime per quest’anno sono positive. Per il 2022 il 63% degli MSP pensa, infatti, di aumentare le revenue: segno che il mercato dei servizi IT è in fermento e che i servizi gestiti non sono solo un modello di business che rende, ma che aiuta anche a “crescere” anno su anno.