L'
edge computing è nato, non tanto come tecnologia quanto come trend di mercato, insieme allo sviluppo degli ambienti Internet of Things e della Big Data analytics. Se analizzare grandi quantità di dati immediatamente là dove vengono prodotti permette di ottenere informazioni migliori, allora
servono soluzioni tecnologiche che consentano di farlo davvero. Soluzioni tecnologiche complete e
pensate ad hoc, cioè. Non adattamenti di prodotti nati per fare altro e che male si sposano con le esigenze di un edge computing elastico e massivo.
Questo ragionamento è tuttora valido ed è ancora l'asse portante dell'edge computing. Ciò che è cambiato è il raggio di applicazione del mondo IoT e dell'analisi dei Big Data. Vale ancora, come nelle prime fasi dell'edge computing, l'attenzione a settori specifici e peculiari. Con il manufacturing in prima linea. Ma
molti altri ambiti hanno compreso l'importanza dell'analisi evoluta e distribuita dei dati. Retail, Sanità, GDO, PA ne sono solo alcuni esempi.
Ci sono, in sintesi, molti ambiti in cui l'edge computing può sostituire il computing tradizionale fornendo evidenti vantaggi. Soprattutto quello di portare, attraverso i
micro data center, capacità di elaborazione
dove prima era assente. La si delegava al centro delle reti perché delocalizzare le soluzioni IT tradizionali è spesso troppo complicato. E per evitare questa complessità, si evitavano anche molti benefici.
Scenari imprevisti
Lo sviluppo delle tecnologie associate all'edge computing ed ai micro data center permette di realizzare scenari di implementazione che anche solo pochi anni fa
non si sarebbero nemmeno immaginati. Pensiamo ad esempio ai
chioschi digitali che in alcune catene fast food permettono di ordinare senza impegnare il personale di cassa. Chi ha fretta, può immettere un ordine con qualche tocco su un pannello touch, pagare digitalmente, infine ritirare quanto richiesto.
Sembra una applicazione banale, invece non lo è. È impraticabile senza la decentralizzazione dell'IT, perché non si possono far convergere gli ordini di centinaia di fast food in un singolo data center. Non per questioni di performance, che si possono risolvere.
Ma perché è rischioso: cosa succederebbe se i collegamenti dati rallentassero, o se ci fosse un problema all'IT centrale? A livello di
percezione della qualità del servizio da parte del cliente, sarebbe un problema.
D’altro canto,
non basta una generica decentralizzazione dell'IT. Serve avere in locale un sistema che abbia funzioni, prestazioni e qualità del servizio IT paragonabili a quelle di un data center tradizionale. O comunque
percepite allo stesso livello da chi ne fruisce. Parallelamente,
quel sistema deve avere le caratteristiche operative, progettuali e costruttive adatte ad operare alla periferia dell'IT aziendale. Anche in luoghi dove le soluzioni IT classiche, in effetti, non sono mai arrivate.
Ecco perché servono micro data center. E, man mano che gli ambiti di applicazione dell'edge computing si ampliano e si differenziano,
servono micro data center pensati per ciascuno di tali ambiti. In questo senso a imporre una differenziazione sono le condizioni ambientali che ogni applicazione presenta. Anche ambienti di lavoro che a noi possono sembrare perfettamente normali
impongono invece all'IT limiti che vanno considerati. I più ovvi - ma non certo gli unici - sono lo spazio a disposizione, le temperature di funzionamento, la sicurezza fisica dell'ambiente. la possibilità di accesso da parte del personale specializzato.
A ciascuno il suo micro data center
I potenziali utenti hanno a disposizione
vari tipi di micro data center. Alcuni assomigliano effettivamente a quello che vedremmo in un classico centro dati. Un
rack di dimensioni standard, in cui sono inseriti componenti di computing, storage, networking. Con in più altri componenti che servono a
garantire l'operatività del sistema. Come gruppi di continuità, sistemi di condizionamento, soluzioni per la sicurezza fisica. In particolare, per quest'ultimo ambito, controllo degli accessi con anche eventuali telecamere integrate.
Altri tipi di micro data center appaiono molto diversi dal classico rack. In ambienti con condizioni ambientali "ostili"
prendono magari la forma di sistemi iperconvergenti (computing, storage e networking integrati insieme) con particolari caratteristiche di robustezza e impermeabilità. Sistemi "rugged" per resistere a polvere e umidità. Persino ad incendi.
Altri ambiti applicativi, ad esempio il retail, impongono condizioni ambientali che non sono estreme ma che sono comunque impegnative per una piccola infrastruttura IT. Qui il micro data center
non deve difendersi dall'ambiente ma deve occupare poco spazio. E deve essere poco invasivo, nel senso che non deve dare nell'occhio in un ambiente come un punto vendita che con la tecnologia, apparentemente, c'entra poco.
L’importanza della gestione
I micro data center si stanno man mano
specializzando per settori di applicazione. Molti elementi restano comuni, altri si adattano alle specifiche esigenze di ogni ambito. L'elemento di spicco che in ogni caso non cambia è la necessità, o comunque la estrema convenienza, della
gestione da remoto. Quasi tutti i micro data center saranno installati in ambienti dove non ci sarà personale IT che possa gestirli. Spesso, dove non ci sarà affatto personale.
Per questo la soluzione scelta
deve essere il più possibile resiliente, magari anche in grado di risolvere in autonomia alcuni problemi tecnici. Per tutto il resto deve essere possibile, per lo staff IT remoto,
monitorare in ogni momento le condizioni operative del micro data center e intervenire quando necessario. Il che
richiede, a monte, una visione ben precisa delle componenti hardware e software per la gestione e l'operatività del sistema. Una caratteristica da non dare per scontata, e che sul campo fa la differenza.