I responsabili marketing delle aziende IT molto spesso abusano del neologismo “green IT” per i propri prodotti, per le proprie aziende, poi arriva il verdetto di Greenpeace che pubblica, per il 19esimo anno consecutiv
Autore: Redazione ChannelCity
I responsabili marketing delle aziende IT molto spesso abusano del neologismo “green IT” per i propri prodotti, per le proprie aziende, poi arriva il verdetto di Greenpeace che pubblica, per il 19esimo anno consecutivo, la “Guide to Greener Electronics” ovvero la ‘pagella’ di chi è più ‘verde’, che assegna i voti alle aziende che eff ettivamente si impegnano per realizzare un mondo sempre più pulito e sostenibile e si scopre che il marketing mette in luce quello che effettivamente oggi non è.
Le valutazioni presenti all’interno della Guide to Greener Electronics riguardano ben 17 big dell’IT che messi insieme nel solo 2016 hanno generato - a livello di emissioni - qualcosa come 103 milioni di tonnellate di CO2. Le valutazioni complessive - su una scala da A a F, dove per quest’ultima significa il peggiore - emergono dalla media di diversi punteggi che sono condensabili in tre categorie: energia (capacità di riduzione dell’emissione dei gas serra attraverso il ricorso a fonti rinnovabili e innovativi processi di effi cenza); consumo di risorse (uso di materiali riciclati e progettazione sostenibile) e sostanze chimiche ovvero l’eliminazione dei prodotti dannosi sia per quanto riguarda i processi di fabbricazione, sia dai prodotti stessi, e la trasparenza sul loro utilizzo.
La valutazione globale peggiore (valutazione F) viene assegnata da Greeenpeace alle cinesi Xiaomi, Vivo e Oppo, oggi tra le protagoniste del mercato globale degli smartphone, seguite a ruota dal gigante Amazon.
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