La prima considerazione - per nulla ottimistica - è che sebbene nel 2016 ci sia stata una piccola ripresa del Pil del nostro Paese, per tornare a livelli pre-crisi (ovvero il 2007) bisognerà aspettare il 2024. Infatti, stando ai dati di contabilità nazionale pubblicati dall’Istat e alle previsioni di Prometeia sugli scenari delle economie, dovremmo recuperare gli 8,7 punti percentuali di Pil persi tra il 2007 e il 2013 solo tra sette anni.
Autore: Redazione ChannelCity
Chiuso l’anno 2016, rieccomi con un paio di considerazioni e alcune note di servizio.
La prima considerazione - per nulla ottimistica - è che sebbene nel 2016 ci sia stata una piccola ripresa del Pil del nostro Paese, per tornare a livelli pre-crisi (ovvero il 2007) bisognerà aspettare il 2024. Infatti, stando ai dati di contabilità nazionale pubblicati dall’Istat e alle previsioni di Prometeia sugli scenari delle economie, dovremmo recuperare gli 8,7 punti percentuali di Pil persi tra il 2007 e il 2013 solo tra sette anni.
Dati che vengono confermati anche dall’Uffi cio studi della CGIA di Mestre che mette nero su bianco che nel 2016 l’economia italiana è ‘precipitata’ ai livelli del 2000, ovvero 16 anni fa. I consumi delle famiglie sono crollati di 7,6 punti percentuali, che dovremmo ‘riconquistare’ entro il 2021 e i 28 punti percentuali di investimenti bruciati in questi anni di crisi non saranno recuperati prima del 2032. Scenari che vengono confermati anche dalle analisi del Centro studi di Unimpresa che evidenziano che per il 2016 la crescita del Pil italiano è attesa attorno allo 0,9% e per il 2017 ci si attende un livello analogo e comunque non superiore all’1% mentre nel biennio successivo potrebbero essere raggiunti livelli lievemente più alti ovvero una crescita del Pil tra 1,2-1,4%.
In ogni caso, una percentuale assai più debole rispetto alla media dell’Unione europea a 28 e dell’area euro.
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