HPE Discover 2017: Cloud 28+, è tempo di cloud con i partner

Un pre-evento dedicato ai partner per capire dinamiche di mercato e opportunità crescenti per l'ecosistema che ruota intorno alla piattaforma digitale Cloud28+ e raccoglie 700 partner in 60 paesi (486 in Emea, 123 in Nord America, 65 in APJeCe 10 in Lac), 400 data center in 33 paesi, 24 mila servizi presenti a catalogo, 600 articoli, 12 segmenti verticali e 4.300 utenti finali

Autore: Barbara Torresani

Madrid - Parte oggi la versione Emea di HPE Discover 2017 a Madrid: c’è molta attesa per la sessione plenaria del pomeriggio quando sul palco Meg Withman, Ceo uscente della società, artefice della separation oltre due anni fa tra HPE ed HP, dovrebbe, di fatto, passare il testimone al nuovo Ceo Antonio Neri, fresco di nomina a President & Ceo. Quale miglior palco per la sua prima uscita pubblica nel nuovo ruolo.  
Già ieri pomeriggio però si è avuto un primo assaggio dell’evento per il quale sono attese migliaia di persone tra clienti, partner, giornalisti e analisti di mercato.

La scena è andata all’ecosistema Cloud 28+, su cui HPE ripone grandi aspettative. Sul palco Andrea Monaci, Marketing Director Emea, Service Providers and Cloud 28+, HPE e Xavier Poisson, Vice President, Cloud 28+ and Service Providers Worldwide, HPE.
L’IT ibrido – che HPE vuole abilitare - passa necessariamente da un approccio di ecosistema: “Viviamo in un mondo dove ogni cosa è potenza computazionale: la tecnologia sarà integrata ovunque, tutti gli oggetti e le persone saranno sempre più connesse, qualsiasi processo e fenomeno dovrà essere capito al meglio”, enfatizza Poisson. E tutti gli elementi della catena devono fare la loro parte in un disegno collaborativo e partecipativo. “La quantità di dati che elaboriamo sta cambiando ancora una volta”, prosegue: dati strutturati – è di 2 petabyte il database transazionale di Walmart così come un anno di dati di una sola auto con guida autonoma; dati relativi alle interazioni umane – 4 petabyte nel maggio 2016 su Facebook  per 1.1 miliardi di utenti che postavano 4 KB per utente; 40 mila petabyte è la portata della digitalizzazione  della realtà analogica.


E’ tempo di Data Driven Enterprise
Oggi dati e applicazioni differiscono dal passato, riguardano nuovi modelli di business, la necessità di migliorare efficienza operativa, aumentare la produttività, abilitare la customer experience, differenziare prodotti e servizi, trattare nuove fonti di dati e insight. “Occorre dare un senso, trovare il valore di questi nuovi dati”, afferma Poisson ed HPE pensa di avere la strategia giusta per rispondere a questo nuovo mondo.
Come? Rendendo semplice l’IT ibrido e potenziando l’Intelligent Edge, trattando dati e applicazioni e poggiando il tutto sul’offerta di servizi PointNext (che non va in conflitto con la proposizione di quella dei partner). Un’IT ibrido reso semplice solo se abilitato con l’ecosistema dei partner (nei loro differenti profili: System integrator, distributori, ISV, VAR, ... ). A loro vengono ribaditi una volta di più i claim caratterizzanti la nuova HPE: Accelereting Next e Partnership First.

HPE vuole potenziare la Data Driven Enterprise: un obiettivo ambizioso che si passa da molteplici capacità: rafforzare l’intelligent edge,  mettere in sicurezza le piattaforme core, il cloud e l’edge, rendere disponibili memory-driven computing & HPC, così come Artificial Intelligence con Software Defined & multi-cloud, attraverso modelli di consumo flessibile, ecosistema tecnologico, competenze estese e molto altro.

La strategia per i Service Provider
La partnership con i service provider per favorire un’IT ibrida e un modello a consumo basato sui servizi si declina lungo tre direttrici principali, come illustra Andrea Monaci: soluzioni in grado di generare revenue (infrastrutture software-defined, piattaforme di delivery di servizi, soluzioni ottimizzate basate su casi d’uso); modelli di business flessibili (finanziamenti per la trasformazione, strategie di investimento, …) e un go-to-market che fa leva sulle partnership (marketing & vendite, competenze tecniche profonde, enablement e formazione).

Il portafoglio HPE dedicato ai Service Provider - su cui il vendoer da qualche anno si sta focalizzando con intensità - viene definito dal manager un vero arsenale di tecnologie HPE e combinate con quello dei partner tecnologici. Oltre a ciò soluzioni pronte all’uso basate casi d’uso (ad oggi sei: Iaas Managed Private Cloud; Iaas Public Cloud, Iaas Azure Stack, SAP Hana as a Service, HPC as Service, Backup and Archiving). E poi c’è la componente di programma partner a loro dedicato: Partner Ready for Service Provider che si esprime nella triangolazione Sell with, Market with and Nurture, leverage. In sostanza, un’attività di vendita collaborativa innescata tra la forza vendita HPE e i Service Provider, un approccio di go to market focalizzato ad aumentare la market share e il consumo dei servizi dei service provider e un’attività di lead generation e incremento della visibilità attraverso la comunità Cloud 28+, ma anche campagne marketing e piattaforme digitali.


La forza di Cloud 28+
La missione di Cloud28+, nata due anni fa come sfida e scommessa di HPE con alcuni cloud service provider, è quella di essere una community di attori cloud indipendenti, che fa leva sulla tecnologia HPE con l’obiettivo di offrire ai clienti in ogni parte del mondo un’esperienza on/off premises senza soluzione di continuità.
L’ecosistema di palyer mette a disposizione le proprie risorse per condividere e promuovere una piattaforma comune al fine di accelerare la diffusione di competenze e soluzioni cloud. “Una community e una piattaforma digitale per fare crescere il business dei clienti, il più esteso aggregatore cloud oggi esistente”, dice Poisson.
Partito in Emea è poi approdato in tutto il mondo (Asia Pacific, Japan, America Latina e Caraibi, Nord America),  è costituito da molteplici profili (cloud service provider, cloud system integrator, solution provider, ISV, università, …) e mette a disposizione un catalogo di servizi cloud, laboratori tecnici di accelerazione, acceleratori di go-to-market e custom service builder. Tradotto in numeri, oggi significa 700 partner in 60 paesi (486 in Emea, 123 in Nord America, 65 in APJeCe 10 in Lac), 400 data center in 33 paesi, 24 mila servizi presenti a catalogo, 600 articoli, 12 segmenti verticali e 4.300 utenti finali.  
Un modo per fare cloud insieme mettendo a fattore comune le specificità di ogni pezzo del mosaico. 
I passi futuri di Cloud28+ guardano a portare fuori l'esperienza maturata internamente, diffondendola e ampliandola all'ecosistema, puntando a un livello di customer experience. 
E' forte lo sprone di Poisson ai partner presenti: saltate nella trasformazione digitale, avviatela senza timori e condividete con l'ecosistema!


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