I dati appena rilasciati da Assinform confermano l’andamento recessivo del mercato italiano dell’information technology. Nel corso del 2013 gli investimenti sono calati anocora una volta del 4,4% per un valore complessivo di 65,16 miliardi di euro contro i 68,14 del 2012.
Per quanto riguarda la spesa ICT (al netto della spesa relativa a contenuti e pubblicità digitali, voce che dal 2011 viene inclusa nel paniere Assinform e che oggi vale più di 7 miliardi) i valori del 2013 sono inferiori di oltre il 10% rispetto a quelli registrati nel 2008: allora ammontavano a 64 miliardi oggi a 57. Il 2008 è stato l’ultimo anno in cui si è registrata una seppur minima crescita +0.8%. Da allora è stato un susseguirsi di dati negativi.
Come ha affermato il dimissionario presidente di Assinform, Elio Catania, che ha assunto da qualche giorno l’incarico di presidente di Confindustria Digitale, la situazione è preoccupante poiché evidenzia una perdita di competitività e produttività dell’intero Paese.
"Il mercato digitale italiano - afferma Cagtania- appare purtroppo in affanno anche rispetto a quello europeo, che pure ha registrato una decrescita dello -0,9% di media. Ma il dato più significativo lo offre il peso raggiunto dagli investimenti Ict sul Pil che nel nostro Paese si attesta al 4,8% a fronte di una media Ue28 già al 6,5%. Peso che per la Germania sale a 6,8%, per la Francia a 7,0%, mentre per il Regno Unito vola al 9,6. Stiamo parlando di un gap di 25 mld di euro all'anno di investimenti per essere in linea con la media europea". (nella slide i numeri che riassumono il digital divide Italia-Europa).
Come illustrato da Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting, il comparto a risentire maggiormente della crisi è quello dei servizi di rete -10,2%, mentre il comparto ICT di servizi, software, soluzioni e sistemi registra una perdita prossima all’1,5%, ovvero circa 500 milioni in meno rispetto all’anno precedente. A fronte di un calo fisiologico dei servizi di rete fissa, il fatto nuovo è l’accentuarsi del trend negativo anche per quelli su rete mobile, scesi del 13,8%, Tuttavia, afferma Capitani, la flessione dei servizi mobile, è stata dettata per lo più da fattori congiunturali, diminuzione delle tariffe e della regolamentazione del traffico, in particolare, che non dovrebbero evidenziarsi con la stessa forza nel corso del 2014.
Pur in presenza di una contrazione si rilevano comunque anche in Italia tendenze simili a quelle che si registrano globalmente. La recessione non preclude, quindi, a una trasformazione del mercato. Prosegue infatti il calo di vendite del comparto PC. Associando la componente desktop e mobile, per il terzo anno consecutivo questo segmento registra un segno meno passando dai 5.342.000 unità vendute nel 2012 ai 4.460.000 dispositivi del 2013 per una riduzione complessiva del 16,5% (nel 2011 ne furono vendute 6.200.000). Ad accusare la maggiore contrazione sono i pc portatili (-18,7%) contro il -11,2% dei desktop.
Dinamica, quest’ultima, cui fa da contraltare la crescita del segmento tablet, che cresce del 65,7% per un ammontare complessivo di 3.400.000 di unità. Sommando questi numeri a quelli dei due anni precedenti, dal 2011 a oggi si sono venduti in Italia più di 6 milioni di tablet, una
tendenza che trova riscontro nelle vendite di smartphone aumentate nell’ultimo anno del 43% per complessive 12,3 milioni di unità.
Altrettanto positivo l’andamento del cloud che, seppure in valore assoluto rappresenti ancora poca cosa (752 milioni di euro) rispetto alla spesa ICT globale valutata da Assinform, viaggia con incrementi a doppia cifra: + 32,2% nel 2013 e più 29,1% nel 2012. Cambia quindi il profilo dell’utenza, che si avvale progressivamente di un numero più elevato di dispositivi mobili e si afferma una tendenza, seppur embrionale, all’utilizzo di servizi cloud.