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Le nuove frontiere del software gestionale

Dave va il software gestionale e con quali modalità. Con Fabio Rizzotto, IT Research Director, Idc Italia, inquadriamo la situazione del mercato italiano e ipotizziamo il futuro per vendor e partner del canale IT

Tecnologie & Trend
Secondo le previsioni Idc nel 2014 complessivamente il segmento dei software gestionali/Erp, che nella tassonomia Idc si chiama Enterprise Resource Management, dovrebbe crescere dell’1%, tenendo presente che l’intero comparto del software non supererà questa percentual, con un calo della componente matura e una crescita di quella ‘as a service'.
“In Italia il mercato del software gestionale, in particolare relativo al mondo delle piccole e medie imprese e al mondo dei professionisti ma in generale all’industria italiana per eccellenza - è molto saturo. Dal punto di vista delle funzionalità di base ha coperto tutto ciò che si poteva coprire; i prodotti avevano e hanno ancora un ciclo di vita abbastanza lungo anche se negli ultimi anni l’accelerazione che è avvenuta nell’Ict ha un po’ ridotto questi tempi”, dichiara Fabio Rizzotto, IT Research Director, Idc Italia, nell’inquadrare la situazione del mercato italiano.
fabio-rizzotto-idc.jpgSul fronte dell’offerta è un mercato che nel corso degli anni si è consolidato; molti i processi di acquisizioni avvenuti, come dice Rizzotto: “Anche in questo mercato alla fine vince chi ha le spalle un po’ più grosse e per certi versi è anche sparito un certo tipo di tessuto aziendale perché molte realtà non hanno retto i grandi processi di trasformazione degli ultimi anni”.
Se nelle grandi imprese si fanno sempre più spazio le piattaforme di Extended Erp, nel mondo Pmi continua invece la battaglia tra i grandi player internazionali che hanno un presidio sulla media impresa e gli attori italiani con una tradizione forte e che possono contare su un canale molto robusto. “Si assisterà a una competizione molto accesa e penso che i trend emergenti tenderanno a condizionare anche questo scenario”, afferma Rizzotto. C’è poi un tessuto di aziende molto piccole che a volte sfuggono anche alla classificazione, le aziende ‘digital’ costituite da una-due persone che sono sicuramente le più propense a utilizzare veri e propri tool on line che hanno funzioni gestionali e permettono di gestire in modo digitale pratiche e procedure amministrative-gestionali.
“Parliamo di un tessuto molto numeroso di aziende i cui volumi non sono ancora paragonabili a quelli di un numero inferiore di aziende che però muovono volumi maggiori – la fascia alta delle piccole aziende e le medie aziende”, spiega Rizzotto.
Nel complesso si può dire che quello del software gestionale fondamentalmente è ancora un mercato di sostituzione dove si osservano alcune dinamiche che lo vivacizzano quantomeno nelle sue evoluzioni.
Il riferimento di Rizzotto va all’affermarsi delle componenti di Business Intelligence, Gestione Documentale, Mobility, Crm/Customer Experience e di Supply Chain... senza dimenticare la parte social, moduli applicativi in trasformazione, estensioni progressive o nuovi ambiti che stanno dando un po’ di vitalità alle funzionalità tipiche di un sistema gestionale tradizionale, che, nonostante tutto, rimane un’area con buone potenzialità sia per le piccole imprese che per i professionisti.
“Si tratta comunque di piccole dinamiche all’interno di un quadro in cui gli ‘economics’, si fanno ancora sulle funzionalità principali. E’ evidente però che via via che si diffondono per esempio i dispositivi mobili si aprono nuove opportunità per le imprese e i professionisti. I mobile worker, infatti, che tendenzialmente lavorano fuori ufficio o comunque in mobilità, vogliono poter consultare sul proprio dispositivo mobile il sistema gestionale aziendale e lavorare in mobilità con l’intera supply chain avendo la certezza di poter disporre di dati e informazioni presenti sul sistema gestionale aziendale in mobilità"
“Penso che la prossima evoluzione sia far evolvere i gestionali in chiave sempre più moderna, dove si allarga il concetto di end point e end user che da postazione fissa diventa sempre mobile. Senza dimenticare il fattore del social, che si diffonde nelle aziende e abilita scenari collaborativi”.
Un ulteriore elemento di novità, come detto, all’interno di tutti i processi che i gestionali vanno a toccare è il tema ‘digital’ che non riguarda tutte le aziende in maniera spinta, ma tante piccole imprese che fondano sul digitale la loro ragion d’essere o aziende che sono passate da un modello tradazionale a quello digitale trasferendo i processi di gestione della di fatturazione, della contabilità, dell’amministrazione, delle anagrafiche clienti.
“Tutta questa ‘amplification’ rompe un po’ gli schemi tradizionali. Una volta le aziende erano abituate ad avere un singolo prodotto, con una sua anagrafica e codifica che alimentavano i processi di amministrazione; oggi tutto ciò viene amplificato perché di ogni prodotto esiste anche la versione on line, digitale,...quindi la gestione di questi aspetti legati all’evoluzione mobile, verso le app, sono fattori che un’azienda deve gestire internamente - processi interni di amminisitrazione, anagrafiche clienti, anagrafiche prodotti,... – e integrarli con processi esistenti. Rappresentano elementi di vitalità che stimolano e rinnovano le aziende Pmi e le portano a cambiare. E possono essere la spinta se non alla sostituzione almeno all’evoluzione dei gestionali esistenti”.
Come racconta Rizzotto, secondo una ricerca condotta proprio da Idc Italia nei primi giorni del 2014 su un campione di circa 200 piccole e medie imprese – da 50 addetti a 500 - nel 2014 la previsione di sostituzione (replacement) e di upgrade (in cui si prevedono anche progetti di integrazione) di Erp/gestionali è nell’intorno del 10%. Una percentuale che, tenendo conto della situazione di mercato, con budget che permangono in contrazione, non è poi così male.

[tit:Nuove modalità di delivery e il ruolo del canale]

"As a service" e "cloud computing" rappresentano invece le nuove modalità di delivery che stanno prendendo piede anche nell’ambito del software gestionale, non in termini sostitutivi ma in abbinata al modello on premise. “Si tratta di un nuovo modello di fruizione dell’IT che può essere visto allo stesso tempo come grande opportunità ma anche potenziale rischio per tutto l’ecosistema dei partner di canale che ruota intorno ai software gestionali, che potrebbero vedere bypassato il loro ruolo. E’ un grande dilemma e se vogliamo anche un rischio della trasformazione, però inevitabile. Anche nel mondo dei gestionali la migrazione dalla modalità on premise a quella as a service per alcune funzionalità può rappresentare una grossa trasformazione. I partner, da tempo sotto pressione per la questione dei margini, devono riuscire a orientarsi verso approcci che prediligono aspetti di integrazione e di consulenza”.
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E’ quindi necessario che il canale, come del resto gli altri attori del mercato quali i vendor dell’offerta e le aziende utenti – assorbano e facciano proprio il cambiamento. “Lo spostamento verso il consetto di 'as a service' riguarda soprattutto la piccola azienda ma anche la media impresa, ed è un fenomeno irreversibile. Di conseguenza anche per tutto il canale ci sarà da tenere un po’ lo sguardo aperto per capire dove sta andando il mercato, anche se verosimilmente ci sarà una coesistenza di funzionalità che rimaranno come presidio in house e si inizieranno a esplorare funzionalità e soluzioni in logica ‘as a service’ che andranno a cambiare le regole del gioco in termini anche di marginalità. Non è un processo per nulla semplice, ma va fatto”.
E proprio in un contesto così delineato un’opportunità che si affaccia agli operatori del mercato da valutare e cogliere è quella della collaborazione e del networking. “Sul territorio emerge un forte bisogno di condivisione e collaborazione. In un momento così complesso in cui nessuno ha tutte le risposte per rispondere in modo adeguato alle nuove istanze del mercato esistono già associazioni di settore e una serie di attori che lavorano per favorire la collaborazione. Mettersi insieme o trovare i margini di collaborazione può rappresentare la strada per proseguire con successo in questo percorso”, conclude Rizzotto.
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